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Urbi et Orbi

WORK MEETING

PAOLO CREMONESI - 30/04/2020

zoomDato per assodato che “nulla sarà come prima”, i sociologi si stanno concentrando sul dopo lock-down. E se i più concordano sul fatto che tra gli effetti benefici della fine delle restrizioni vi sarà la scomparsa delle lunghe, affollate, autoreferenziali, riunioni di lavoro, altri già studiano gli effetti degli strumenti che le andranno a sostituire.

Primo tra tutti il “work meeeting” su Zoom. Siamo in grado di anticipare alcune delle prime scoperte a cui sono pervenuti gli studiosi:

- Una riunione su Zoom inizia sempre in ritardo perché c’è sempre uno che non riesce a connettersi

- Una riunione su Zoom comporta una lunga e meticolosa preparazione di ogni partecipante per individuare un angolo della casa che non sia devastato da cui trasmettere – Nei primi cinque minuti della riunione su Zoom non si conclude nulla perché tutti guardano lo sfondo dell’altro per capire in quale stanza della casa si trovino

- Sempre nei primi cinque minuti della riunione su Zoom si percepiscono i drammatici effetti della chiusura dei parrucchieri e dei saloni di bellezza

- Nella riunione su Zoom c’è sempre qualcuno che parla dimenticandosi di accendere il microfono

- Nella riunione su Zoom c’è sempre qualcuno che si dimentica di silenziare il microfono

 – Nella riunione su Zoom la suddetta persona, specie se si trova in cucina o in bagno, è in grado di trasformare il meeting in un viaggio dentro un sottomarino nucleare

- Nella riunione su Zoom c’è sempre quello che quando deve condividere una slide fa sparire la connessione

 – Nella riunione su Zoom c’è sempre un figlio che irrompe nella stanza gridando: “Papà ti vuole mamma” o viceversa

 – Nella riunione su Zoom, a differenza di quelle normali, ti puoi anche grattare il naso spegnendo la telecamera. Il problema è che poi diventa una abitudine e ti dimentichi di spegnere la telecamera

- Nella riunione su Zoom quando è il tuo momento di parlare scade il tempo a disposizione. Bisogna riconnettersi e perdi il filo del discorso

- Nella riunione su Zoom se malauguratamente c’è da recitare alla fine qualcosa tutti insieme, l’incontro diventa un indigesto minestrone acustico a causa dei ritardi dei microfoni. E ti domandi come cavolo fanno quei cori polifonici o di montagna a postare su Facebook

 – Nella riunione su Zoom, variante Skype, c’è sempre uno che scopre che si possono inviare anche gli emoticon. E allora il meeting diventa una specie di “graphic novel” a base di pollicioni e cuoricini.

A proposito di emoticon, impazza nella capitale un simpatico gioco. Si tratta di indovinare trenta quartieri di Roma sulla base appunto degli emoji indicati. Lo potete trovare su fb “The roman post”. Complimenti a chi li indovina tutti. Astenersi, per favore, dal postare le manine che applaudono.

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