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Cultura

INSOLITO DE AMICIS

RENATA BALLERIO - 30/04/2020

La repressione delle manifestazioni di Fourmies il primo maggio 1891

La repressione delle manifestazioni di Fourmies il primo maggio 1891

1° Maggio 2020: passeranno alla storia le immagini delle piazze vuote, la mancanza di cortei, il silenzio dei festosi concerti. Sarà un 1° Maggio diverso in tutto il mondo e nella nostra Repubblica fondata sul lavoro, come la definirono, dopo ampia discussione, i nostri padri costituenti.

Sarà anche l’occasione per pensare ai diversi modi di festeggiare questa ricorrenza. Basti pensare che in Danimarca non è festa nazionale o come viene ricordato differentemente nei cantoni della vicina Svizzera. E diverso lo è stato nei momenti della nostra storia: dalla speranza gioiosa del 1945, ricelebrato dopo che il fascismo preferì per vent’anni la data del 21 aprile, il cosiddetto natale di Roma, alla drammaticità di Portella delle Ginestre o al primo maggio 1968, quando gli studenti in Piazza San Giovanni a Roma contestarono i sindacalisti.

Quest’anno sarà diverso anche il modo di pensare il lavoro. Lo farà la politica dopo il fallimento del capitalismo e del falso neo-liberalismo di questi anni? Lo dovranno, sicuramente, fare i lavoratori e le lavoratrici, pensando ai vari smart working, alla flessibilità, a professioni diverse di cui la società avrà bisogno, a una vera sicurezza sul lavoro. Un elenco lungo, quasi spietato, che fa tremar le vene e i polsi per questo 1° Maggio.

Sarà, quindi, necessaria una riflessione coraggiosa, senza retorica e propositiva. Proprio per questo, anche se rileggere pagine letterarie non aiuta a risolvere i problemi, possiamo ugualmente affidarci a loro per comprendere quanto sia importante avere uno sguardo diverso sulla realtà. Un esempio? Il romanzo intitolato 1° Maggio di Edmondo de Amicis può fare al caso nostro. Lo scrittore, quattro anni dopo la pubblicazione di Cuore, per cui viene quasi esclusivamente ricordato, scrisse, nel 1891, un romanzo dedicato al modo di ripensare il lavoro.

Il manoscritto è stato pubblicato per la prima volta soltanto nel 1980 dal comune di Imperia, città natale dell’autore. Non si tratta di un capolavoro ma è una testimonianza importante di una visione socialista, alla quale De Amicis, forse associato anche alla massoneria, aderì e che gli permise di denunciare le ingiustizie e gli sfruttamenti del lavoro.

Lo fece senza sdolcinature patriottiche e con una prosa che fa tesoro delle sue esperienze di giornalista militare.

La trama, che si può leggere nella prefazione, è abbastanza semplice.

Il protagonista, Alberto, un insegnante torinese, si unisce al socialismo spinto dalla sua profonda onestà e dalla scoperta della bestiale condizione di povertà in cui vivono milioni di proletari. Per questa ragione, per avere manifestato le sue convinzioni, Alberto viene emarginato, abbandonato dalla famiglia, licenziato e minacciato di morte. Decide allora di dedicarsi completamente alla causa del popolo e, durante una manifestazione per il Primo Maggio, festa dei lavoratori, i soldati inviati dal Governo per sedare le proteste operaie lo feriscono a morte.

Anche in questo nostro strano, eccezionale 1° Maggio 2020 non dobbiamo, dunque, dimenticare il significato storico di questo giorno. E magari regalarci come portafortuna il mughetto che secondo la bellissima e antica tradizione francese viene offerto a tutti proprio in coincidenza con la festa del lavoro. O se preferiamo possiamo, almeno, ricordarci con un nuovo e diverso significato della conclusione della filastrocca “Gli odori dei mestieri” di Gianni Rodari.

“Sul camice bianco del dottore di medicine c’è un buon odore.
I fannulloni, strano però, non sanno di nulla e puzzano un po’”

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