Sburocratizzare e semplificare sono le parole d’ordine per la “fase due”. O si mettono in pratica oppure la ripresa non ci sarà nella misura che gli italiani si meritano. L’efficacia del governo si vedrà o non si vedrà anche in questo campo.
Sabino Cassese, Presidente emerito della Corte Costituzionale, ci ha spiegato più volte come questo sia un problema storico che dipende soprattutto dalle leggi e dai regolamenti e dunque dal Parlamento e dal governo che quasi sempre aggiungono nuove disposizioni a quelle esistenti invece che sostituirle.
D’altra parte gli uffici e i funzionari pubblici, tenuti a rispettare le norme, sono spesso vittime di questo schema ma a volte lo sollecitano per farsene scudo e per scaricarsi dalle responsabilità.
Le complicazioni della burocrazia sono accentuate dal funzionamento lento e pervasivo della macchina giudiziaria per la “facilità – parole di Cassese – con cui le procure aprono le inchieste e si impadroniscono delle decisioni collettive senza avere capacità e mezzi per affrontarle e senza rispettare i tempi brevi necessari”.
Sempre in questo campo, e sul merito storico, Mino Martinazzoli, ministro della Giustizia dal 1983 al 1986, a chi gli chiedeva cosa avesse fatto di rilevante rispondeva, con il suo humour di fine intellettuale, che aveva cercato di mettere in ordine gli uffici e gli archivi, che aveva fatto arrivare attrezzature nuove agli uffici giudiziari, che li aveva spronati ad ammodernarsi un poco, visto che molti magistrati lavoravano ancora con “penna e calamaio”.
In realtà, l’irruzione della moderna tecnologia nel mondo giudiziario è avvenuta per la prima volta a Milano con “Mani pulite” negli anni Novanta ma non si può affatto dire che le inchieste amministrative da allora in poi abbiano avuto un’accelerazione. Tutto ciò tiene in scacco la burocrazia rendendola più timorosa nell’assumersi le sue responsabilità con la dovuta velocità.
La lezione è chiara ma difficilissima da tradurre concretamente. L’innovazione digitale nell’amministrazione pubblica, che questa terribile crisi sta producendo, è solo una necessaria premessa. Serve molto di più. Se si approvano le leggi ma poi passano tempi lunghissimi prima di emanare i regolamenti di attuazione si lasciano spazi enormi di indeterminatezza burocratica in cui si annidano rischi di ogni tipo, anche di corruttela, e si getta un peso enorme sul sistema produttivo.
Venendo alla situazione drammatica di oggi, il compito della semplificazione andrebbe suddiviso in due parti. Quella urgente ed essenziale per eliminare tutti le inutili e dannose verifiche preventive che si frappongono all’assistenza immediata e quella organica da impostare con calma e con un progetto di lungo termine.
La pretesa di riformare tutto e subito sarebbe il solito pretesto per non fare nulla. Oppure, forse, un’occasione per sviare l’azione della Giustizia ed eliminare i controlli efficaci dell’amministrazione che debbono continuare in modo rigoroso.
You must be logged in to post a comment Login