Dagli organi di informazione ho saputo che la Giunta che governa Palazzo Estense ha stracciato il contratto d’appalto siglato nel corso dell’estate con una società di Monza e ha, quindi, fatto sospendere improvvisamente l’intervento di restauro e di risanamento conservativo del palazzo comunale che la stessa società stava realizzando, a partire da tutti gli antichi serramenti delle storico municipio: imposte e finestre che in alcuni casi sono quelle realizzate nel 1700 al momento della sua edificazione.
Il motivo di questa decisione è stata la esecuzione non a regola d’arte degli interventi finora eseguiti, ritardi, contestazioni, presunte irregolarità nei certificati di abilitazione degli artigiani che avrebbero dovuto operare “in quota”, su impalcature all’esterno dei piani alti del municipio.
Mi fa piacere che ci sia attenzione e cura da parte di coloro che sono a guida del Comune di Varese per la conservazione di un immobile che rappresenta l’emblema della città. È giusto che si guardi ai particolari e che non si facciano solo (e ci si accontenti solo) degli interventi “edilizi” come purtroppo avvenuto negli anni passati.
Ho scritto al sindaco di Varese complimentandomi per l’iniziativa assunta e cogliendo l’occasione per ribadire la necessità vengano realizzate quelle che sono le aspettative di dell’associazione Amici della Terra Varese avanzate con numerose lettere rimaste fino a ora… lettera morta e che, per essere realizzate, hanno bisogno di grande attenzione e impegno.
Per il Palazzo il rinnovo effettuato nei primi anni ’70, forse viziato dall’atteggiamento “edilizio” peraltro normale a quei tempi, oltre a rinnovi un po’ spinti (intonaci, serramenti), si è limitato alla parte più in vista degli esterni, mentre le facciate verso la Banca d’Italia, i cortili/cavedi interni, con il porticato e gli anditi sono stati – e sono tuttora – praticamente abbandonati. Si veda, esemplare, lo stato del cortiletto adiacente all’anagrafe.
Anche il rinnovo della facciata su Via Sacco finanziato in sede Campionati Mondiali di Ciclismo risente, e si vede, di una prassi operativa “modernista” inadeguata.
È quindi indispensabile, a mio parere, che lo stato del Palazzo sia oggetto di uno studio complessivo che possa supportare, opportunamente suddivisi per lotti funzionali, interventi che valgano ad adeguarne lo stato conservativo all’importanza di cui si è detto, in primis con il completamento degli esterni (per il cortile al civico 7 tra l’altro è auspicabile una valorizzazione funzionale per attività pubbliche culturali alternative al banale parcheggio), un ripristino delle coperture con i particolari architettonici oggi compromessi in più punti dalle infiltrazioni, l’adeguamento degli impianti tecnologici e delle finiture interne con i suddetti criteri di restauro conservativo.
L’attenzione dovrà essere estesa a tutto il compendio, segnalo, per esempio, lo stato di abbandono del roccolo verso Via Verdi, della torretta presso Villa Mirabello, di parte degli arredi – fontane, cordoli, pavimentazioni, fino al rifugio aereo – ferma la necessità di un serio piano di ripristino per il patrimonio verde complessivo che ne consideri adeguatamente anche le zone più defilate.
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