In questo periodo di isolamento sociale, che per me si è limitato ai soli giorni festivi e prefestivi, mi sono interrogato su come trascorrere al meglio questo prezioso tempo a mio disposizione.
Mi è stata utile la lettura di diversi libretti suggerita da amici, colleghi e familiari.
Per citarne qualcuno “Convertirsi alla gioia per colorare la vita” di Paolo Rumiz, che pone l’attenzione sulla resurrezione di Gesù e la gioia che ne deriva. Altri due libri che ho apprezzato sono “Dio non è quel che credi” scritto da Jean Marie Ploux e “un Dio diverso” di Raphael Buyse, entrambi editi da Qiqajon Comunità di Bose.
La vita in isolamento sociale è stata un po’ uno shock per tutti noi e per alcuni è stato come entrare in un monastero, ma non nell’accezione di “rigida clausura”, bensì come in un luogo dove poter stare in silenzio, con la possibilità di pregare e riflettere, ma anche di stare a contatto con la natura. Infatti, uscendo sul balcone di casa al mattino presto o in determinati orari, si può ascoltare il canto melodioso degli uccellini. Stimolando la fantasia e i ricordi di un passato recente, mi è stato possibile rivivere emozioni positive, magari anche aiutato dall’ascolto di una buona musica e dalla lettura di riviste d’arte.
Spesso e volentieri è emerso il silenzio, il silenzio di Dio nei momenti bui e di sofferenza, avendo la certezza nel cuore che Lui ci è sempre vicino e si manifesta nei luoghi e nei momenti più inaspettati, nelle persone che incontriamo sul cammino della nostra vita, con i loro problemi e le loro difficoltà, ma anche con le loro gioie. Un Dio che si manifesta negli altri, nella loro accoglienza e nei gesti più semplici.
In questa particolare fase mi ha aiutato molto anche lo svolgimento di semplici azioni quotidiane, a cui prima magari non davo importanza.
Le ultime notizie riguardanti la pandemia ci mostrano uno spiraglio, un barlume di luce, ma dobbiamo essere molto prudenti.
A tal proposito mi è venuta in mente una frase che citava spesso un mio maestro durante il tirocinio di medicina generale. In certe situazioni cliniche mi diceva “Adelante Pedro ma con juicio” frase tratta dai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni nel capitolo XIII dove Ferrer, gran cancelliere spagnolo, si rivolge al suo cocchiere Pedro per sottrarre il vicario di provvisione alla folla che vuole linciarlo.
Questo virus si è affacciato sulla nostra scena solo da pochi mesi e non conosciamo bene ancora i meccanismi che lo contraddistinguono all’interno dell’organismo umano.
Sarà inevitabile che per un certo lasso di tempo dovremo “convivere” con esso. Diventa quindi importante contribuire a creare un clima sereno, di unità e di condivisione per pensare ad una possibile fase di ripresa equilibrata, misurata, caratterizzata da un nuovo stile di vita. Non è possibile pensare di ritornare a vivere come prima, con gli stessi ritmi, come se nulla fosse accaduto.
In natura vige una regola in base alla quale, se si elimina una parte di essa in modo traumatico, qualcos’altro prende il suo posto.
Questo fenomeno lo si può declinare nel mutamento climatico e nell’azione dell’uomo sulla natura.
Ad esempio c’è da chiedersi dove andranno a finire le specie viventi e il microbioma della foresta amazzonica, se parte di essa viene eliminata.
Credo sia importante il rispetto della natura e dei suoi equilibri per consentire all’uomo e a tutti gli esseri viventi una convivenza armoniosa su questo pianeta.
Per approfondire:
Il Dio unico e la società moderna di Eugenio Scalfari, edizione Einaudi
Inchiesta su Gesù di Corrado Augias, edizioni Mondadori e Repubblica
Papa Francesco, Querida Amazonia
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