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Pensare il Futuro

ECONOMIA E SALUTE, IL CONFLITTO

MARIO AGOSTINELLI - 24/04/2020

Corsa alla ricerca del vaccino

Corsa alla ricerca del vaccino

C’è una novità nel modo in cui la pandemia di Covid-19 è stata comunicata dai media ed elaborata dalla società rispetto a quelle precedenti (spagnola, SARS ecc.) nel senso che questa è stata la prima “pandemia mediatica” (portata cioè dai media in tutte le case). E la società per la prima volta ha reagito alla pandemia non considerandola un fatto “naturale” ma chiedendo e pretendendo protezione. La protezione ha portato alla chiusura (lock down) e questa porterà (pesanti) conseguenze economiche. C’è dunque un conflitto mai visto prima tra salute ed economia e che si ripresenterà nei prossimi mesi.

In questo contesto due aspetti sono risultati particolarmente evidenti ai cittadini della nostra martoriata Regione: la sanità negli ultimi venti anni è stata depotenziata per favorire gli interessi privati, che hanno preso piede esclusivamente nel campo della cura e non della prevenzione; l’attività lavorativa nella manifattura, così florida ed estesa in tutta la Lombardia, si basa ormai su un sistema “just in time”, che prevede continua circolazione di merci e semilavorati, nessuna interruzione nel funzionamento delle filiere collegate, contatti fisici tra operatori sul posto di lavoro e affollamento sui mezzi urbani e interurbani di collegamento.

Se si conferma, come ormai è assodato da centri prestigiosi di ricerca, una correlazione tra epidemia da coronavirus e concentrazioni di inquinanti, ecco che il tragico e doloroso bilancio a Nord del Po ha una trama di spiegazione di cui tener conto, per non ridurre la “fase due” a semplice ripristino di una macchina andata in tilt.

Purtroppo, la Giunta Lombarda si attarda a scaricare su altri livelli le responsabilità non solo della tragedia in corso, ma anche dei ritardi per il riavvio dell’economia in condizioni di sicurezza. Dovrebbe invece dar vita ad un grande dibattito sulla necessità di cambiare radicalmente modello, se si vuole che le future generazioni godano dei diritti sociali assieme al diritto alla vita e alla pace. Questa esigenza, che non sembra sfiorare la politica, modifica alla radice la cornice entro cui si inserisce ogni proposta di “soluzione” della crisi, che non può che riguardare il progetto di società da costruire democraticamente. Per farlo non basterà puntare semplicemente al ripristino delle condizioni in cui il sistema economico e sociale si trovava prima della crisi, perché quella ricostituzione non sarebbe né capace di superare definitivamente il ritorno della pandemia, né diventerebbe desiderabile per una popolazione che ne uscirà affranta e impoverita.

Occorrerebbe allora frenare, fermarsi e cambiare direzione fin quando si può, perché con l’epidemia in corso, la depressione economica che avanza e il grande scontro geopolitico in atto, tutto diventa molto scivoloso e incontrollabile.

Due obbiettivi vanno messi subito sul tavolo.

Il primo riguarda l’accelerazione della transizione ecologica delle economie, cogliendo lo shock della nostra fragilità come sprone per prepararsi ad affrontare un’altra emergenza globale, quella climatica. In Europa, il lancio del Green Deal e la definizione di uno scenario di rapida decarbonizzazione (la neutralità climatica al 2050) rappresentano un’importante griglia di riferimento per molti settori.

L’altra questione riguarda gli enormi interessi che stanno dietro la possibile guarigione dalla pandemia. Per ridurre l’impatto e la mortalità provocati dal Covid-19, oltre alla prevenzione e al controllo della malattia, resta essenziale lo sviluppo di trattamenti efficaci, di strumenti diagnostici e di un vaccino. L’attuale pandemia ha sottolineato con grande evidenza la centralità dell’intervento pubblico, coordinato anche a livello internazionale, nel campo della ricerca e in tutto ciò che concerne la tutela della salute. Sarà fondamentale una volta che questi prodotti saranno immessi sul mercato, garantirne un accesso equo e sostenibile tutelando il diritto alla salute e l’accessibilità di quanti ne hanno bisogno. Il ruolo dello Stato resta determinante per riequilibrare il disallineamento con l’interesse pubblico, che potrebbe essere l’obiettivo inconfessato di Big Pharma. Le cure, per rispettare un diritto universale e gratuito, dovranno garantire la tutela della salute al di sopra di ogni brevettabilità e di pretesa di protezione della proprietà intellettuale.

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