“Dove è Dio? Fino a quando, Signore?” Sono le domande dell’ateo e del credente nei momenti della tragedia e del dolore. Domande che hanno sempre attraversato la storia della umanità, frequenti anche in vari testi della Bibbia. Anche oggi pensatori di varie tendenze si interrogano sulla imprevedibile e implacabile pandemia del coronavirus, che ci ha colpito. Ma anche l’uomo della strada, semplice e credente, si pone queste domande; anzi ne aggiunge una terza: l’umanità può vivere senza Dio?
Che cosa sta dicendo questa epidemia terribile e inarrestabile a noi uomini di questo mondo, in questo tempo? Anzitutto ci butta in faccia una verità radicale, dimenticata, volutamente abbandonata: che tutti gli uomini sono uguali; verità sancita in dichiarazioni solenni “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti” (Onu, 1948). Verità fondamentale ma nei secoli e ancor oggi spudoratamente dimenticata: poteri finanziari che dominano e decidono sulle sorti dei popoli, pochissimi ricchi e moltissimi poveri; a fare la differenza sono sempre ricchezza e potere.
Ma questo virus ci raggiunge dappertutto, in ogni parte del mondo. Allora quali sono le cose che ci servono? Servizi sanitari efficienti, medici, infermieri e tutto il personale sanitario con tutte attrezzature necessarie… Tutto il resto: le grandi fortune, i patrimoni, conti in banca, viaggi, divertimenti, benessere diffuso… Ma soprattutto la corsa agli armamenti che è diventata il virus più micidiale e inarrestabile della umanità; tutto questo modello di mondo non serve! Perché questo virus ci pone inesorabilmente di fronte alla morte.
Con onestà e umiltà siamo costretti ad ammettere il fallimento del nostro modello di sviluppo con il quale abbiamo mantenute e aumentate disuguaglianze e ingiustizie e di conseguenza conflitti, fame e dolori.
Un dato parla quotidianamente con schiacciante crudeltà. “Trentamila bambini sotto i cinque anni ogni giorno muoiono per denutrizione, malattie curabilissime, guerre…” La notizia di questa tragedia ci accompagna ormai da lungo tempo. Questi bambini sono ogni giorno una accusa dura e implacabile, quanto inascoltata e nascosta, alla coscienza ottusa della umanità.
Eppure questi bambini nascono dall’amore, con il diritto di essere accolti e amati, perché il Creatore che li ha pensati e voluti è Amore e nient’altro che Amore. Dio ha dato per tutti un suolo da “coltivare e custodire”. Coltivare perché la terra sa produrre per tutti cibo a sufficienza per le nostre necessità. Custodire come bene prezioso perché lo sfruttamento distrugge l’armonia con la quale Dio ha voluto l’universo attorno a noi. Ma l’uomo ha rovinato questo progetto di armonia, ascoltando la voce orgogliosa che porta dentro di sé.
Allora è Dio che pone all’uomo la domanda: ”Uomo dove sei?” Che hai fatto del suolo che ti ho affidato, degli uomini a te simili con i quali vivere in armonia? L’uomo ha paura, si nasconde, scarica su altri ipocritamente le sue responsabilità. Così la sua vita assurda si trascina nel grigiore e continua nel tempo.
Fino quando nel mondo nasce un Uomo che ancora proclama la verità indispensabile per noi: “Dio è amore e nient’altro che Amore” e dice l’unico messaggio che può salvare l’umanità “C’è un solo Padre e voi siete tutti fratelli” (Mt.23,8).
La storia documenta che gli uomini non gli hanno creduto, anzi lo hanno visto come nemico e lo hanno messo in croce. I suoi pochi amici rimasti raccontano che proprio sulla croce quest’ Uomo ha compiuto il più grande atto di amore che l’umanità conosca: “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34), indicando in tal modo l’unica strada possibile per l’umanità: “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi” (Gv 15,12).
Allora la terza domanda ha la sua risposta: ”L’umanità non può vivere senza Dio”.
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