-Caro Mauro, quella volta che…
“Caro Massimo, quella volta che da Gran Pignolo presi in castagna Luca Goldoni”.
-Memento: Gran Pignolo ovvero il terrore del giornalismo italiano dalle colonne del ‘Foglio’ di Giuliano Ferrara: non c’era sbaglio che ti sfuggisse…
“Sbaglio di contenuti, naturalmente. La forma non m’importava. Se mi fosse importata anche quella, hai voglia a pignoleggiare”.
-Dunque Goldoni…
“Sì, Goldoni il reporter, l’inviato, il cronista di costume, lo scrittore. Monumento nazionale della carta stampata d’allora”.
-Arriviamo al dunque…
“Era il ’98, lui scriveva sul Corriere della Sera. Faceva pagine di memoria su eventi del passato. Evocò il ’71, Madison Square Garden di New York, match di pugilato tra Cassius Clay, o se preferite Mohammed Alì, e Joe Frazier per il titolo mondiale dei pesi massimi. Goldoni affermò che lo sfidante era il secondo. Errore: era il primo. Denunziai il misfatto storico”.
-E lui?
“Lui s’infuriò. Me ne disse di tutti i colori, mettendole per iscritto sul Corriere. In sostanza venni derubricato a topo di biblioteca, manifestando con tale classificazione un puntuto sprezzo nei miei confronti”.
-Finì lì?
“La piccola questione sì. Il rapporto tra me e Goldoni no. Invece di finire, qualche tempo dopo sarebbe per davvero incominciato”.
-Cioè?
“All’inizio degli anni Duemila diede alle stampe un libro dal titolo ‘Il sopravvissuto’, che raccontava la nuova vita d’un tizio dato per morto nella tragedia delle Twin Towers. Nel giro di presentazioni, fu inclusa Orino, nella nostra provincia. E da Orino mi chiesero di presiedere la serata, che si sarebbe tenuta al castello”.
-Accettasti?
“Io sì, subito. Goldoni titubò, poi acconsentì. E finalmente venne il giorno che c’incontrammo”.
-Senza litigare…
“Macché. Serata perfetta e nascita di un’amicizia vera, lunga, meravigliosa”.
-Addirittura?
“Eh sì. Ci prendemmo in reciproca simpatia e vicendevole stima. Tanto da imbarcarci in un divertito tour di conferenze a due voci. Giravamo per varie ribalte, lui parlava del suo, io del mio”.
-Suo che cosa, mio che cosa?
“Il suo argomento, il mio tema. Non c’entravano l’un con l’altro, ma il risultato era buono”.
-Quando si dice l’armonia…
“Ecco, proprio così. L’armonia tra di noi faceva premio su tutto il resto. La gente capiva, le serate piacevano. Luca mi diceva, durante i trasferimenti in auto ch’erano occasione d’intense chiacchiere: tu mi spieghi il mondo. Arrivammo a scrivere un libro insieme, ‘La prima squadra non si scorda mai’: un’ottantina di testimonianze di personaggi vari sul perché del loro tifo. Se non ricordo male, c’era anche un tuo intervento”.
-Il problema è che io sono l’opposto di te: non ricordo nulla. Sintetizza Goldoni con tre parole…
“Generoso, cortese, ironico. Ovviamente, tutt’e tre al superlativo”.
-Un episodio intrigante di lui giornalista, che ci dia l’idea di quant’altri sottenda…
“Originario di Parma, alla fine degli anni Sessanta lavorava al Resto del Carlino. L’inviarono a Praga, al tempo della rivoluzionaria primavera. Accadeva una cosa strana: dopo un po’ che Luca stava dettando il pezzo al giornale, la comunicazione s’interrompeva. Chiese cosa ne pensasse Egisto Corradi, collega lì sul posto, mandatovi dal ‘Corriere’, anch’egli parmense. Egisto diagnosticò: guarda che sono i russi. Ti spiano: nel momento in cui trovano sconveniente l’articolo, ne bloccano la trasmissione”.
-Perciò che fare?
“Corradi suggerì a Goldoni: chiedi al ‘Carlino’ se c’è uno stenografo di Parma, te lo fai passare, gli detti il pezzo in dialetto e freghi i russi, che non capiranno nulla. Il desso fu trovato. E Goldoni ebbe via libera nel suo raccontare. Con Corradi si sarebbero ritrovati al ‘Corriere’, dove Luca approdò durante la gestione Spadolini, sia pure in coda a un bisticcio”.
-Col direttore?
“Col direttore. Quando dalla cattedra del ‘Carlino’ Spadolini traslocò a quella del ‘Corriere’, una delle prime decisioni che prese fu d’assumere Goldoni. Lo chiamò a Milano, gli fece la proposta, ma a sorpresa l’altro nicchiò. Vivo bene a Bologna, gli spiegò, e non intendo muovermi. Abito in una casa con un balcone eccezionale, non li lascerei mai. Il balcone e la casa”.
-Spadolini la prese male?
“Malissimo. Torni pure a casa sua, gli rispose. Usò la terza persona perché allora nei giornali, e non solo nei giornali, ci si dava del lei”.
-Ma fu un’impasse temporanea…
“Una ventina di giorni dopo, Spadolini chiamò Goldoni. Telefonata breve. Si tenga pure il suo balcone, sibilò nella cornetta, ma venga a Milano: l’aspetto. Patto concluso. Goldoni sarebbe stato una delle stelle del ‘Corriere’ spadoliniano”.
-La più brillante, come s’addice a un talento dello humour, oltre che di molto d’aggiuntivo…
“Una stella filante. Capace d’avere al seguito un’universale scia di lettori”.
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