Cammino in un giardino che si sta risvegliando, ricco di piante e di siepi che si aprono a primavera, cespugli fioriti con varietà di colori, prati in fiore, tappeto di margherite, cespi di violette… uno spettacolo più bello da fissare nell’animo che da vedere nelle foto.
Ma questo giardino è vuoto; non passa più nessuno, solo alcuni operatori per i loro sevizi. Ricordo l’estate con ospiti e parenti a passeggiare, gruppi a colloquiare, attorno ai tavoli a giocare a carte mentre la musica e i canti rallegravano l’ambiente. Ricordo i bambini che giocavano, rincorrendo i piccioni o raccogliendo foglie cadute per conservarle sotto il loro “albero incantato”.
Ora gli ospiti tutti stanno rinchiusi nei loro nuclei (reparti), nessuno li può visitare, né parenti né volontari. Stanno seduti nel soggiorno o nelle loro camere; si sentono soli. Il tempo passa lento. Disposti con attenzione a distanza la conversazione è resa più difficoltosa, ma la comunicazione acquista un’altra strada: lo sguardo. Gli occhi si incrociano e parlano, esprimono preoccupazione per questo tempo eccezionale. Ore di sguardi indagatori in attesa che qualche cosa avvenga.
Anche sul volto degli operatori si nota preoccupazione evidente. Li incontro fuori dei loro nuclei, al momento del cambio turno, ci scambiamo poche parole, saluti incoraggiamenti. Ma pur in questa situazione desolante non viene meno la loro dedizione al servizio, perché il richiamo a stare accanto agli ospiti anziani e soli dà forza d’animo per superare remore e resistenze. Questa attenzione premurosa agli ospiti garantisce quel clima di serenità che è fondamentale per la vita degli ospiti stessi.
Il personale di assistenza (medici, infermieri, ausiliari, fisioterapisti) è impegnato più che mai, perché oltre agli abituali servizi alle persone, pochi di esse sono autonome, si è aggiunto il carico di patologie ricorrenti nei mesi invernali, che fanno restare a letto un numero maggiore di persone. Non rimane quindi molto tempo per stare con gli ospiti.
Però piccole cose belle avvengono: parole di incoraggiamento quando gli ospiti vengono accuditi nella loro igiene personale; quando il piatto a tavola viene servito con gentilezza, augurando buon pranzo; quando un sorriso e un gesto di saluto si incrociano in vari momenti della giornata. Piccoli gesti di attenzione che riescono a illuminare il volto e a riscaldare il cuore. L’impegno a tenere vivo il clima sereno e familiare nei vari nuclei si spera diventi notizia che rassicura i parenti degli ospiti, mentre nel mondo si diffonde questa drammatica epidemia che sta incidendo duramente sulla vita di tutti noi.
È stato attivato all’interno del Molina un collegamento radio che raggiunge tutti i nuclei. È condotto dai giovani del servizio Animazione, che con impegno e competenza trasmettono musica, canzoni su richiesta e annunciano i vari compleanni degli ospiti, inviando auguri e invitando a fare festa. Il cappellano ha la possibilità di intervenire due volte: al mattino con la lettura del Vangelo, un commento e la preghiera; nel pomeriggio con alcune letture di carattere spirituale.
In questi momenti drammatici, oltre le cure mediche e l’assistenza premurosa, è fondamentale sostenere la speranza con la Parola di Dio, che diventa aiuto indispensabile per superare momenti difficili di depressione.
Entro nella Cappella; anche qui vuoto e silenzio. Rivolto all’altare sosto davanti al grande Crocifisso. Molte volte l’ho guardato ma forse distratto dal tempo e dalle cose; l’ho anche più volte indicato ad altri, ammirandone la imponente scultura; poco forse mi sono fermato ad ascoltarlo.
Ora il tempo si è fermato, attorno vuoto e silenzio. Guardo e finalmente ascolto, allora finalmente parla. L’ho sempre saputo che la Croce parla, anzi l’ho predicato più volte, ma distratto dal tempo e dalle cose. Ora finalmente mi fermo, so che Lui mi guarda, guarda tutti noi. la Croce sta al centro della nostra vita, perché Lui il Crocifisso non è l’ornamento delle pareti di casa per assicurare protezione, non è l’amuleto da portare al collo, nemmeno l’abbellimento delle chiese. Lui è la presenza viva: “Il mio corpo dato per voi” (Lc. 22,19). È la presenza dell’Amore vero e reale che a noi si comunica nella Eucaristia.
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