Il corona virus, dicono intellettuali e cittadini comuni, cambierà il nostro modo di vedere le cose del mondo, modificherà gli stili di vita e si darà più importanza agli affetti veri.
Cambierà anche la politica e i suoi protagonisti? Qui vengono I dubbi. Ci sarà per forza una ridefinizione profonda delle priorità di governo, conteranno di più le azioni concrete e rapide e meno le chiacchiere. Forse aumenterà il senso patriottico e seguirà un periodo di concordia nazionale che potrà assumere le forme più diverse per pensare e attuare la ripresa.
Questo non significa però che diminuiranno di molto le divergenze politiche come tanti sostengono. Eclatante sarà il confronto fra chi vorrà chiudersi nelle frontiere nazionali e chi vorrà più apertura internazionale. I primi diranno: abbiamo dovuto chiudere i confini per salvarci. Gli altri replicheranno: ci salveremo solo se si realizzerà una maggiore cooperazione fra governi e popoli.
Lo scontro sull’Europa sarà più aspro che mai. Riguarderà le politiche di sviluppo e la solidarietà praticata. Riguarderà soprattutto l’unità politica che vuole dire, come primo passo, una più comune politica di bilancio e non solo monetaria. Una prova cruciale per l’Europa: o svolta davvero o finisce, e Dio non voglia. Come si comporteranno i due fronti contrapposti che pure cercheranno un difficile ma necessario compromesso?
La forza espansiva di Salvini era basata soprattutto su due scelte nette e molto facili da trasmettere: “Prima l’Italia-Padroni a casa nostra” e “No all’immigrazione-La pacchia è finita”. Pensieri e strategie superate? Sembrano cose lontanissime eppure torneranno perché basate su visioni, come si è visto, radicate e largamente condivise. Avranno effetti molto più scarsi ma li rivedremo in azione.
Per quanto riguarda il centrosinistra, che non ha certo brillato, i nuovi scenari potrebbero offrigli due nuove chance. La prima è alzare l’obiettivo della sovranità europea in politica Estera e di Difesa, oltre che quello di un urgente Bilancio comune. Senza coraggio un accettabile compromesso (benedetta parola) resterà irraggiungibile.
La seconda chance investe lo Stato, la sua concezione e struttura. L’idea dello Stato snello e leggero, per lo più regolatore, almeno per una certa fase perderà consenso e fattibilità. Con questa crisi diventerà più interventista che mai in economia e nel sociale. Dovrà indebitarsi moltissimo per aiutare il sostentamento delle famiglie, supportare le aziende che possono ripartire, salvare le industrie strategiche, potenziare le infrastrutture. Il monito di Draghi è chiarissimo e lungimirante.
Il centrosinistra sarà culturalmente attrezzato per queste sfide? Non cadrà nella trappola di uno statalismo anti storico? Continuerà con i distinguo infantili che sono stati il suo tallone d’Achille? Troverà una leadership credibile e unitiva? Dubbi fondati.
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