Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Apologie Paradossali

INIMMAGINABILE

COSTANTE PORTATADINO - 03/04/2020

Liturgia del Lucernario nella Veglia Pasquale

Liturgia del Lucernario nella Veglia Pasquale

(S) Pasqua senza una liturgia pubblica! Nemmeno nelle peggiori circostanze, pestilenze, persecuzioni, guerre e bombardamenti, rivoluzioni francese o russa! Inimmaginabile.

(O) Cerchiamo di vedere il  positivo (che in questo caso non vuol dire essere ammalato, paradossi del linguaggio medico-scientifico): anche la Chiesa imparerà ad usare i nuovi media e almeno a Pasqua chi ascolterà la messa del Papa, o del suo vescovo o di qualche altra realtà che passerà la TV, si sforzerà di prestare attenzione, di atteggiare il corpo alla preghiera e non stravaccarsi sul divano, di non girare per casa a far pulizia o cucinare o rigovernare. Tutti impareremo qualcosa di nuovo.

(C) Voglio precisare la mia preoccupazione: nella messa vedo quattro elementi inseparabili anche se non ugualmente importanti: il sacramento, che è il principale e non è vanificato nella sua sostanza perché il sacerdote lo compie anche in assenza di popolo, ma è ciò che più viene a mancare al popolo stesso.

(S) Ma di questo al potere civile non importa nulla!

(C) Eppure dovrebbe, visto che importa al popolo, di cui il potere è solo rappresentante, almeno in democrazia. Il secondo elemento è il rito. Non vorrei sembrare retrogrado, ma voglio richiamare l’importanza dei rito come tale per ogni forma di associazione,  anche civile. La ripetizione del rito dà certezza anche a chi, meno convinto o meno istruito, non è aderente ai concetti astratti messi come principi di una convivenza, sia religiosa, sia civile. Concordo con Onirio  che una comunicazione debole non arriverà a creare un’abitudine  a gesti portatori di significato e  soprattutto belli. La bellezza vissuta ripetutamente crea affezione. Gli innamorati lo sanno bene.  Terzo, l’assemblea. Partecipare personalmente, cantando e pregando non è come assistere ad una cerimonia, magari anche più curata.

(S) Secondo e terzo punto dovrebbero stare insieme e nessuno essere sacrificato all’altro. Prendiamo per esempio la processione del Papa al Colosseo: ci si poneva sempre il dilemma se  vedere quella in TV o andare a quella della parrocchia. Quest’anno, nessuna delle due, il Papa farà una Via Crucis da solo o quasi, in San Pietro: non sarà la stessa cosa.

(C)  Ma io intendo anche un’altra cosa, oltre alla suggestione dei luoghi e dei canti, proprio l’incontrarsi delle persone, la vicinanza, il sorriso, le parole di amicizia tra di noi. Rimane il quarto: l’annuncio della parola, l’unico in cui potrebbe non verificarsi una perdita, perché  l’ascolteremo dal Papa o dal nostro vescovo; sarà certamente più alto come profilo culturale,  della predica del parroco, però anche  il fatto che un richiamo venga da una persona vicina, con cui magari collaboriamo, ha un suo preciso valore. La Chiesa è anche proprio vissuta nella relazione di vicinanza, che fa sì che la fraternità non sia un concetto astratto, ma un’esperienza quotidiana, non sostituibile con un gruppo chat di whatsapp.

(O) Tutto giusto, ma ora non possiamo farci niente, è un tempo di guerra, anzi di una guerra che ci coinvolge tutti, siamo tutti al fronte, il nemico è appena fuori della soglia di casa. Se vuoi dire che è più faticoso e meno remunerativo, meno gioioso sentire messa in casa piuttosto che in chiesa sono d’accordo. Ma sono anche convinto che  la nostra fede e la nostra capacità di testimonianza cresceranno passando anche attraverso questa mortificazione, che è pena non solo per quello che succede, i malati e i morti, ma più ancora per questa specie di impotenza a spiegare agli altri il significato e  a consolarne  il dolore e a dare un giudizio che non sia: è colpa di questo o di quello, della Lombardia o dello Stato o della Cina o di chi volete.

(S) Spero davvero che questo accada, ma tremo anche al pensiero che il mondo invece si chiuda, sulle sue false certezze, quelle della scienza, che nel pensiero di tanti è ciò che deve metterci al sicuro da pericoli come questi (e continuano ad assicurarci che lo farà)  e quelle della politica, soprattutto della politica ‘forte’ che pretende in questo momento di sostituirsi alla libertà e alla collaborazione delle persone.  Sapete che parlo dell’Ungheria e di Orban, pur non condannandolo a priori solo perché dice in modo  aperto e crudo quello che molti altri Stati già fanno normalmente.  Anche se questi ‘pieni poteri’ non saranno troppo estesi e troppo duraturi, la modalità stessa della loro assunzione, la direzione di chiusura verso la collaborazione con altri stati e con le organizzazioni internazionali sembra indicare che il pensiero nichilista abbia vinto in una nazione e in un partito che consideravamo sì conservatori, ma comunque fondati sul retaggio europeo del cristianesimo.

(C) Per confutare le false certezze della scienza basta l’evidenza dell’impotenza attuale di fronte  al virus, per quelle della politica l’impotenza di fronte al contagio. Siamo capaci di creare in laboratorio nuove specie di viventi, ma non di trovare una cura, siamo capaci di mobilitare eserciti e distruggere nazioni millenarie ma non di far stare le persone a casa loro per poche settimane. Temo non sia un caso che l’Italia sia la nazione che per prima ha subito questa prova. Forse altre faranno un percorso doloroso come e più del nostro, ma noi siamo già arrivati ad un  punto di svolta, non molto chiaramente segnalato ai loro lettori e ascoltatori, cioè al popolo, dai grandi giornali e dalle catene televisive.  Anche noi abbiamo subito un attacco alla democrazia rappresentativa. Si tratta della minimizzazione del Parlamento, con conseguente grave frattura tra la gente comune e il Governo, con il coinvolgimento di tutte le istituzioni, Presidenza della Repubblica e Magistratura comprese. Ed è proprio un paradosso che per trovare le analisi più lucide su questo argomento sia dovuto ricorrere, su suggerimento dell’Associazione degli ex parlamentari,  alle più modeste pagine di ‘Alto Adige’, il giornale di lingua italiana di Bolzano e di ‘Sinistra sindacale’, sito web della sinistra CGIL. Su quest’ultimo, il senatore emerito Villone contesta punto per punto i passaggi ‘emergenziali’ ma incostituzionali  compiuti dal Governo negli ultimi mesi. Per la concatenazione degli argomenti, devo riportare la parte centrale senza alleggerimenti, chi non avesse interesse vada pure alle conclusioni.

“Solo un decreto legge (6/2020) è stato finora convertito nella legge 13/2020. Il ministro Speranza ha svolto una informativa il 26 febbraio alla Camera, e il 27 in Senato, con un oratore per gruppo. L’11 marzo sullo scostamento di bilancio alla Camera hanno votato 332, con 300 assenze concordate a priori. Un po’ meglio in Senato, dove 221 hanno votato in ordine alfabetico a scaglioni successivi. Il 24 marzo il ministro Gualtieri è stato audito in videoconferenza dalle commissioni bilancio riunite di Camera e Senato. Solo il 25 e 26 marzo Conte ha riferito alle due camere, in formato bonsai. Camere semiaperte, o semichiuse. Eppure sono state poste limitazioni gravi e senza precedenti a libertà e diritti costituzionalmente garantiti: la libertà personale, di domicilio, di circolazione, di riunione, di associazione, di culto, il diritto alla salute e all’istruzione, il diritto al lavoro, l’iniziativa economica privata. La Costituzione non prevede esplicitamente uno stato di emergenza, ma certo non impedisce di affrontare l’eccezionalità. Le norme sulle libertà e sui diritti pongono clausole applicabili nella specie: sanità, sicurezza, incolumità pubblica, utilità generale, fini sociali. È costante il richiamo alla legge. Con il decreto-legge ex art. 77 è dato al governo uno strumento volto a fronteggiare situazioni eccezionali, sottoposto al vaglio parlamentare in sede di conversione. La centralità dell’atto di rango legislativo si traduce in centralità del parlamento. Inoltre, decreti-legge e decreti legislativi delegati sono sottoposti a un vaglio di costituzionalità, sia pure sommario, da parte del presidente della Repubblica che li emana. Per il DPCM (decreto del presidente del consiglio dei ministri) non è così. Incidere su libertà e diritti con DPCM significa azzerare garanzie costituzionali. Inoltre, l’afasia delle assemblee elettive azzera la riflessione sul dopo: come ricostruire la sanità pubblica, contrastare le diseguaglianze, ridurre le distanze tra nord e sud, riequilibrare il rapporto tra pubblico e privato nell’economia. Fin qui, è stato solo creato un vasto corpus juris dell’emergenza, extra constitutionem. Con l’ultimo decreto legge 19/2020 del 25 marzo il cambio di rotta è più apparente che reale. L’articolo 1, comma 2 riassume a livello legislativo la lunga lista delle limitazioni possibili (trenta). Ma le scelte saranno comunque adottate con DPCM. Per di più, il ministro della salute potrà intervenire con ordinanza in casi di estrema necessità e urgenza (art. 2, co. 2), mentre le Regioni potranno adottare misure più restrittive (art. 3). In entrambi i casi, “nelle more dell’adozione” dei DPCM e “con efficacia limitata fino a tale momento”. Il fulcro del sistema rimane il DPCM. Dopo la conversione del d.l. 19/2020, il Parlamento non avrà occasione di incidere sulle scelte di merito. Sarà solo informato sulle misure adottate ogni 15 giorni”.                                              In conclusione: “Come i medici sono tutori della salute dei cittadini, così i parlamentari devono essere tutori della salus reipublicae. Diversamente, ha ragione chi vede le assemblee rappresentative come una costosa superfetazione istituzionale resa inutile dalla moderna tecnologia”.

Dell’articolo di Mauro Zampini, già Segretario generale della Camera, su “Alto Adige” non riesco invece a fare un copia/incolla, quindi dovete accontentarvi di una sintesi. Anch’egli crede deleteria l’assenza di un riferimento al Parlamento nell’attuale fase emergenziale. Ma va oltre il lamentare il vulnus costituzionale. L’espropriazione della specifica funzione legislativa, che significa anche di indirizzo e di controllo nei confronti del Governo inizia a partire dalla cosiddetta ‘seconda repubblica’, con  il trasferimento di fatto della scelta dei parlamentari dal popolo al capopartito. Da allora  sempre più e massimamente ora il parlamentare deve allinearsi alle indicazioni del Governo, se in maggioranza, del leader del suo partito, se all’opposizione, fungendo semplicemente da altoparlante di costoro verso il popolo e non viceversa, come rappresentante del popolo che lo aveva eletto,  verso l’istituzione. Questo descrive in  modo ancora più profondo e persuasivo di Villone la crisi della democrazia rappresentativa. Quella del parlamentare è una funzione che non può essere sospesa, non è un lavoro come gli altri e non coincide con la sola presenza in aula, “ad alzare la manina”, si diceva ai miei tempi. La funzione di rappresentanza del popolo italiano presso le istituzioni rischia di non essere svolta efficacemente da nessuno e questo incide fortemente sulla coesione della società civile, spingendo i corpi intermedi, le realtà sociali, i singoli cittadini ad specie di politica ‘fai da te’, ondivaga, preda dell’ultima illusione, del sentito dire, della miniretorica da twitter.

(S) Ci ha buttato addosso un bel mattone. Ma ti do una mano, riassumo: non aspettiamo di uscire dalla quarantena per uscire dall’isolamento morale ed intellettuale,  per riconnettere le idee e le relazioni, altrimenti non solo non ci sarà ripresa, ma sarà una competizione anarchica (non voglio usare la parola ‘guerra’ già troppo usata a sproposito oggigiorno) di tutti contro tutti.  Si rischierà di passare dalla caterva di errori organizzativi e di comunicazione compiuti da tutte le istituzioni in questi mesi, ad un caos di rivendicazioni particolari, come quelli che sono finite ad essere minimamente soddisfatte nei vari decreti dai nomi fantasiosi, unica novità del nuovo esecutivo.

In questo difficile dovere si può ritrovare un compito e un’opportunità per i cattolici in politica, di cui si discute da tempo tra le righe di RMFonline: essere un punto di coagulo di tutti quelli, persone e corpi intermedi, che non si rassegnano alla logica dell’opportunismo e della convenienza momentanea; compito esclusivo dei laici, ovviamente, ma dovrebbero essere sostenuti da un clero e una gerarchia che, come abbiamo cercato di evidenziare nella prima parte del dialogo, non si accontentino di celebrare un culto a distanza  (anche a chiese riaperte) e di intervenire pubblicamente solo su rare questioni di bioetica, ma vogliano favorire, come già nel dopoguerra, la ricostruzione morale del Paese, indispensabile premessa alla ricostruzione sociale ed economica.

(S) Sebastiano Conformi   (O) Onirio Desti  (C) Costante

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login