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Opinioni

PREZZO DA PAGARE

FABRIZIO MARONI - 27/03/2020

libertaEravamo abituati a pensare alla libertà come un bene gratuito, illimitato e scontato. Premessa: la parola “libertà” è un contenitore vuoto, se non specifichiamo di quale libertà parliamo. La libertà che ora manca (e che sembra essere quella più cara agli occidentali) è, evidentemente, quella di muoversi, di uscire di casa e girare per il mondo.

Nel mondo più globalizzato e interconnesso di sempre, nel quale possiamo raggiungere i quattro angoli della terra con facilità, cambierà la nostra idea di libertà? Il mondo post-pandemico sarà ancora il mondo della libera circolazione, di Schengen e dei cieli intasati? Una cosa è certa: dovrà essere un mondo meglio preparato ad affrontare simili emergenze. Le soluzioni che le organizzazioni internazionali e gli Stati decideranno di adottare a questo scopo, determineranno la forma del mondo di domani. L’UE, per il momento, sembra confermarsi incapace di agire in maniera decisa e unitaria: può essere il preambolo per una svolta protezionistica e sovranista degli stati membri? Oppure ne uscirà più compatta? Forse stiamo assistendo alla fase embrionale di un sistema sanitario mondiale più integrato e centralizzato, le cui direttive siano valide e obbligatorie per tutti (anche per chi sarebbe disposto ad accettare un cospicuo numero di vittime pur di non bloccare il Regno).

Ci sono, tuttavia, un paio di lezioni che sicuramente il coronavirus lascia nel discorso sulla libertà. La prima è che i governi, la democrazia liberale e, in generale, la società capitalistica occidentale, non sono infallibili nel garantirci la libertà (intesa sempre come libertà di movimento). Sapevamo che la natura può, talvolta, mostrare il suo volto più crudele e brutale; ma non avevamo pensato che potesse persino sopraffare l’uomo e sconfiggerlo. Ora abbiamo, invece, siamo consapevoli della nostra vulnerabilità.

La seconda è una speranza, più che una lezione: riscoprire il prezioso valore della libertà ci aiuterà, forse, a gettare uno sguardo su chi già da tempo, ben prima dell’esplosione epidemica, affrontava problemi di libertà ben più drammatici. Se per noi la privazione di libertà è una condizione inedita, sarà sufficiente valicare i confini europei per ricordarci che siamo dei privilegiati.

La terza è una lezione sui nemici. In giorni recenti, è circolato in rete un video del 2015 nel quale Bill Gates avvisava il mondo che i pericoli più grandi non erano più le guerre o le bombe atomiche, ma i virus. Il monito è valido soprattutto per quei paesi del globo che dal 1945, a fasi alterne, sono riusciti a mantenere i conflitti lontani dai confini nazionali. I pericoli più grandi per la libertà occidentale provengono da avversari senza bandiera, che non si combattono con le armi. Sono nemici che hanno già avviato la loro offensiva e sono subdoli, perché l’uomo contribuisce a crearli e non ne riconosce il pericolo finché esso non si manifesta drammaticamente. Un esempio su tutti è il surriscaldamento globale: è verosimile che se non verrà combattuto adeguatamente, la libertà che adesso ci manca così tanto sarà di nuovo a rischio, più gravemente.

La lotta ai cambiamenti climatici tuttavia, così come questa al coronavirus, imporrà necessariamente una limitazione alla nostra libertà: il consumismo sfrenato e l’inquinamento causato dai mezzi di trasporto, in particolare automobili e aerei, non sono compatibili con uno stile di vita sostenibile. La libertà non è gratuita: richiede invece dei sacrifici. Saremo capaci di limitare la nostra libertà oggi, per non comprometterla irrimediabilmente domani?

Sono lezioni facili da dimenticare, da ignorare; tanto più che il nemico si camuffa abilmente fra gli uomini e si rende invisibile. Quando tutto sarà finito, la sfida sarà questa: non dimenticarci il vero valore della libertà.

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