Alcuni giorni fa ho vissuto una esperienza, che è stata nello stesso tempo un dono e un prezioso insegnamento. Mi trovavo in un reparto della Casa di riposo Molina di Varese e un giovane del Senegal, musulmano, che in questa struttura lavora come ASA, facendo riferimento alla emergenza Coronavirus, mi dice: “Preghiamo insieme il Dio unico”. Il personale presente ha acconsentito e abbiamo pregato: “Padre nostro…”
È stato un gesto semplice, ma intenso di affidamento e di abbandono in Dio, che solo sa creare comunione reale e profonda tra noi uomini. Questo atteggiamento spirituale è capace di far emergere l’istanza morale insita in ogni uomo: “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”. È l’atteggiamento del cuore per il quale noi, abbandonate la presunzione e la superbia, riscopriamo la nostra vera condizione di creature amate da Dio e a Lui ci affidiamo come figli.
Questa presa di coscienza è la spinta morale che sostiene la speranza che molti stanno manifestando in questi giorni: che al termine di questo tempo di crisi noi tutti ci ritroviamo un po’ più umili e quindi più umani.
Purtroppo quando osserviamo la vita nostra, di uomini di oggi, ci colpiscono delle costanti: enormi ingiustizie e divisioni profonde. Popoli del benessere e popoli della fame. Guerre con conseguenze catastrofiche. Ma forse il dramma peggiore è la nostra disumanità. Noi popoli del benessere pur conoscendo bene tutte queste realtà di ingiustizia, viviamo in una assopita quanto ostentata indifferenza, che come una droga ci rende ebeti e incoscienti. Se guardiamo al palcoscenico della politica, il più delle volte ci troviamo di fronte a un luogo dove si urla e ci si azzuffa. Di ragionare non se ne parla! Sono assenti discorsi sui grandi valori e sulle prospettive di una convivenza migliore. Se guardiamo alla piazza della economia e degli affari, c’è la corsa sfrenata in un confronto-scontro che divora inevitabilmente i deboli. Il profitto è come demone tremendo che non conosce pietà. Se guardiamo al nuovo idolo della tecnologia, a volte vengono i brividi; l’uomo avrà ancora spazi di libertà? Se guardiamo alla nostra Chiesa, che ci ha generato alla fede, sentiamo ancora la voce di Cristo che dice: ”Va’, vendi quello che hai, dallo ai poveri e poi vieni e seguimi”.
Questo giovane musulmano, con una parola che veniva dal cuore, ci ha invitato a pregare il Dio unico; ha ricordato che gli interessi economici e le fazioni politiche creano divisioni tra gli uomini e che solo la Fede è capace di unire le persone.
A questo punto è doveroso ricordare il provvidenziale incontro a Abu-Dhabi tra Papa Francesco e il Grande Jman diAl-Azhar (3-5 febbraio 2019),conclusosi con la firma del documento “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”. Ecco l’inizio del testo: “La Fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere ed amare. Dalla fede in Dio, che ha creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani -uguali per la sua Misericordia- il credente è chiamato ad esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere”.
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