L’aria è fredda, pesante, taglia la gola, impedisce quasi di respirare, intorno è silenzio, un silenzio avvilente, malinconico, angosciante, privo di vocazioni. Cerchi dentro un pensiero che possa stemperare e convertire l’aggressività di un virus arrivato da lontano. Non è facile riconvertire, soprattutto non è facile difendersi. È come se tutto diventasse improvvisamente effimero. Il coronavirus è piombato come un avvoltoio sul pianeta, costringendolo a riproporsi, a riprendere tra le mani il libro della vita con le sue attese, le sue promesse, la sua identità e la sua dignità. Un potente mediatore filosofico? Un sollecitatore politico? Una maledizione? Una fatalità? Un errore o una lezione? Sta di fatto che il primo a farne le spese è lo stile di vita, è come se all’improvviso fossimo chiamati a fare un passo indietro, a riconsiderare la nostra posizione, il nostro modo di essere e di agire. Se fino a qualche tempo prima qualcuno poteva definirsi più fortunato, il coronavirus ribalta la scala dei valori, impone una riprogettazione, uno studio approfondito del genere umano e dalla sua presenza, induce a riflessioni profonde, a non sottovalutare il valore della vita umana, a rimettere al centro i bisogni e le necessità, l’unione, la fratellanza, la politica, la scienza e la fede.
È lo spirito stesso che muta. Cadono i buonismi mirati alla conservazione del potere, di qualsiasi forma di potere, cade la cattiveria umana, quella che implacabile condanna l’uomo, la libertà impone una profonda revisione e il rapporto dell’uomo con sé stesso e con il mondo si riallinea su basi radicalmente nuove, al punto che lo spirito rivendica il primato su forme di materialismo esasperato che ne hanno consumato l’identità. La salute passa al primo posto. Improvvisamente ci sentiamo costretti a metterci in relazione, a capire che la salvezza ha una valenza universale. È forse la prima volta che i cittadini del pianeta si trovano a fare i conti con verità alle quali non erano più abituati, avvertono con prepotenza la necessità di essere uniti, solidali, fraternamente insieme, sono costretti a fare i conti con la pazienza, l’obbedienza, la rinuncia, la temperanza, il rispetto, la forza di volontà. Da una vecchia società conflittuale emergono parti fondamentali che non avevano mai avuto l’onore delle cronache e che erano sempre state tenute in uno stato di umiliante subalternità. Ed ecco medici, infermieri, specialisti, persone con il camice bianco alle quali ci appelliamo per prolungare la nostra esistenza. Dentro la tempesta in cui siamo piombati arrivano a sollevare la disperazione, offrendo a una umanità travolta la certezza che sia ancora possibile ricostruire una verità degna di essere vissuta. Certo gli errori si pagano cari, ma anche nell’errore c’è un senso, anche nel male c’è una piccola porzione di bene ed è proprio nella scoperta individuale e in quella collettiva che si aprono nuove fonti di luce, sembra quasi che i castighi non siano mai così umilianti.
È proprio quando vorresti scappare che l’esempio di chi lotta al tuo fianco ti dà la forza necessaria per combattere e non solo, ti fa capire che occorre essere prudenti, attenti, rispettosi, che la vita è bellissima soprattutto quando chiama a raccolta l’energia di tutti, quando si dona, quando costringe a fare i conti con noi stessi e con il nostro prossimo. È incredibile quando scopri la bellezza dei doni che hai ricevuto, soprattutto quando sei costretto a pensare, a meditare, a riflettere, a giocarti fino in fondo quell’umanità di cui ti eri dimenticato per lasciare spazio al cinismo corrente. Dunque anche il coronavirus aiuta, aiuta a porci delle domande, a riscoprire lezioni materne e paterne che avevamo appreso non senza inquietudine, aiuta a metterci di nuovo davanti allo specchio per fare un profondo esame di coscienza, per essere di nuovo pronti a sostenere l’imprevisto, per rimetterci con devozione e onestà di fronte a quello straordinario mistero esistenziale che scuote a più riprese la nostra curiosità. Dentro questo drammatico momento storico la vita ricrea le sue coordinate, si tende e si protende per ricordare alla condizione umana quanto sia bella e importante, ma come sia difficile amarla e rispettarla, come dovrebbe essere da parte di tutti.
You must be logged in to post a comment Login