Ma quanti professori abbiamo in circolazione. Un tempo l’argomento del bla bla collettivo era la nazionale di calcio. Al bar ognuno ne aveva una da proporre. Ovviamente la migliore e la vincente. Divertimento innocuo e senza conseguenze. Trattare allo stesso modo il coronavirus è stato per alcune settimane la stessa cosa, e per alcuni lo è ancora, nonostante i fatti. Troppi erano convinti di possedere la soluzione giusta per un problema che giorno per giorno diventava più drammatico.
Tanto sicuri continuando nei propri soliti comportamenti infischiandosene del rispetto delle norme e delle decisioni delle autorità sanitarie e politiche. Un atteggiamento all’italiana. Se non si condividono norme o leggi, se esse creano disagi personali, se sono aggirabili, perché rispettarle? Se neppure i professoroni sono d’accordo, io mi metto dalla parte di chi sostiene la teoria che mi è più comoda, soprattutto se non ho nulla da perdere. Già i professoroni, quelli che la sanno lunga. Senza scomodare esempi del passato, e sono molti, vado coi ricordi a una disputa vissuta di persona. Qualche milanese d’antan potrebbe ancora ricordare un certo professor Paneroni. Paneroni, e chi era costui ? Contava parecchi fans. Uno di questi lo incontravo di frequente alla fermata dei tram all’inizio di Corso Buenos Aires. Il marciapiede era assai ampio, uno slargo, e vi sostava molta gente in attesa. Verso l’una tornavo a casa da scuola e il tipo in parola, un ometto in là con gli anni, pancetta, baffi e capigliatura folta, si aggirava, mani allacciate sulla schiena, e con voce cavernosa annunciava: “L’istinto bestiale delle bestie si rivela dalla vostra bestialità”. Quando diceva “vostra bestialità” tendeva un braccio e col dito indice puntato lo roteava verso i presenti. Un mantra che gli astanti ormai conoscevano a memoria e ci ridevano.
Quel tipetto, quella macchietta era tra l’altro uno degli assidui frequentatori delle lezioni che il “professor” Paneroni teneva ogni settimana a poca distanza sui Bastioni di Porta Venezia. Ma non era il solo. Paneroni richiamava sempre alcune centinaia di studenti, liceali che bigiavano la scuola e universitari che si divertivano un mondo a stuzzicare il professore. La scena era sempre la stessa. Il professore srotolava le sue carte, le attaccava alla cancellata esterna dei Giardini Pubblici, e con una lunga canna in mano svolgeva le sue lezioni. Notoriamente sosteneva che la Terra non è tonda, ma piatta e che fosse il sole a girare su di noi. I ragazzi si divertivano a contraddirlo, a provocarlo. Anche ad applaudirlo con tanti “bravo Paneroni”, “Dircelo Paneroni “.
Quel bastian contrario ebbe la fortuna che in altri tempi non ebbero altri contestatori. Non ebbe bisogno di abiure come il povero Galileo Galilei alle prese con il Tribunale dell’Inquisizione. Alla fine il grande scienziato pisano pare avesse detto: “Oh grulli, mi volete arrostì come una bistecca fiorentina, come Giordano Bruno. E. No. Non ci sto. Tanto la terra gira lo stesso malgrado le vostre grullate”.
Insomma ognuno dica pure la sua, ma si comporti come viene indicato dalle autorità sanitarie e politiche. Questa è la grande lezione che ci viene dalle vicende odierne. Nessuno si salva più da solo, ognuno ha bisogno di dare e di avere la solidarietà di tutti. Questo è l’oggi, quando il solo batter d’ali di una farfalla in Australia basta per muovere ogni angolo della terra. Una massima quanto mai attuale davanti a nemici invisibili. Sono tramontate per sempre e oggi quasi ridicole le teorie Exit. Exit dall’Europa, il fai da te della Gran Bretagna, le pressioni autonomiste della Germania, dei Paesi Scandinavi o Slavi, per risolvere da soli i propri problemi. Fatti inequivocabili che è costretto a capire persino Donald Trump. Fino a ieri sicuro che il problema maggiore degli USA fosse quello di costruire la barriera, il muro di migliaia di chilometri per contrastare l’ingresso dei disperati messicani.
Anche il positivo movimento di Greta che sembrava poter smuovere il mondo sul tema del clima e dell’ambiente è stato oscurato da un nemico invisibile come il coronavirus.
Solo una globalizzazione totale e il superamento dei contrasti di potenza potrà salvare l’uomo e il suo pianeta. È questa la seconda volta che si presenta un nemico impalpabile, invisibile. La prima volta è stato l’atomo, la scissione nucleare, le sue contaminazioni forse secolari, dell’ambiente e sugli uomini, dopo la bomba di Hiroshima.
La risposta a quel pericolo che sovrastava il mondo è stata assolutamente insufficiente, fallimentare. Una Organizzazione delle Nazioni Unite che non ha saputo bloccare l’espansione delle applicazioni belliche nucleari. Fallimentare la risposta dei popoli davanti alle politiche di potenza dei loro governi.
Occorrerà una globalizzazione diversa, gestita da un summit diverso senza le tare del passato, viste e provate prima con la Società delle Nazioni e poi con l’attuale ONU. La pace mondiale si garantirà solo con l’accordo e la partecipazione dei popoli.
Questa non sembri una fuga in avanti. Oggi va sostenuto ogni sforzo nel nostro Paese e in tutto il mondo per superare questa catastrofe. In tutte le realtà sociali dai piccoli paesi alle grandi dimensioni regionali è statali. Senza i continui se e ma.
Quando la casa brucia non si guarda se l’acqua per spegnere le fiamme non è pura o se i secchi sono vecchi.
Siamo sicuri che ce la faremo ad uscire da questa situazione drammatica mettendo in campo tutte le risorse possibili. Lasciamo pure che ce la raccontino soave, gli odierni professori Paneroni, ma non fermiamoci.
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