Eravamo felici. Le porte dell’Università erano aperte perché l’esame di maturità era stato superato. La vita era per noi e gli eventi che coinvolgevano la società di quei giorni erano per gli altri, non per noi. Parlavano di una influenza che era originata in Cina, la chiamavano l’Asiatica, ma noi avevamo da pensare ad altro: quale facoltà fare, come organizzare il futuro, avere tanti amici ed amiche, festeggiare. Non usava la movida, ma ci arrangiavamo. Alcuni di noi non avevano nemmeno il problema del militare perché giudicati non idonei; erano stati “scartati”, come si usava dire. Altri avrebbero fatto gli ufficiali di complemento dopo la laurea.
Mi telefona il Turi: la Gabri che – beata lei- si è iscritta all’Università di Firenze, ha preso l’Asiatica. Andiamo a trovarla che non ha più la febbre? E un tardo pomeriggio giù da lei a Cittiglio: era andata a Milano, alla Scala con una zia a vedere un balletto e si era infettata, la zia no. La trovammo in giardino un po’ pallida con accanto la zia, una bella signora, diciamo un po’ “matura”, molto in forma con una linguaccia micidiale. Lei indebolita ma sfebbrata. Si chiacchierò di molte cose e la zia diceva che lei miracolosamente non si era infettata e ricordava la Spagnola: quella sì era stata una grande epidemia e l’aveva superata a fatica. Finite le chiacchiere, un bacetto e via.
Qualche sera dopo su alla torre di Velate a vedere le luci della notte (non c’erano gli alberi attuali) ma tutte le luci davano un certo fastidio, anche quelle delle macchine che incrociavamo. Tornammo a casa con un bel mal di testa. Ci fecero misurare la febbre: Aspirina e subito a letto dopo latte e cognac, che allora era una miscela anche piacevole ritenuta potentissima. Durò una settimana abbondante e poi di corsa a Milano a iscriverci all’Università. Turi invece a Bologna dove i suoi si erano trasferiti. Anche i miei avevano fatto la Spagnola e passarono indenni nei confronti dell’Asiatica mentre noi, imprudenti, dentro in pieno. Perché questa immunità in quelli avanti con gli anni? C’erano anticorpi ereditati dalla Spagnola che difendevano? È cosa piuttosto misteriosa perché gli agenti infettanti erano diversi, come le conoscenze scientifiche dimostravano.
Come con l’attuale Covid-19 ci furono dei morti. L’epidemia nelle nostre contrade ebbe due ondate di diffusione: una di inizio autunno, l’altra invernale e rimase in giro per circa tre anni allo stato endemico, ma ad un certo punto molti poterono vaccinarsi per cui l’Asiatica fu vinta. I morti generalmente furono persone deboli per presenza di altre patologie: il quadro finale era polmonite non curabile con antibiotici e le prove di laboratorio, già abbastanza evolute, mostrarono la presenza del virus che fu ben codificato e quindi fu creato il vaccino. Gli antibiotici senz’altro impedirono infezioni crociate con batteri, salvo nei sofferenti di TBC dove il micobatterio della tubercolosi sfuggiva alla loro azione.
Anche allora grande lavoro per i medici di famiglia obbligati a correre da una abitazione all’altra per valutare lo stato dei pazienti ed anche tra di loro numerosi gli infettati, ma ricordo che lavoravano anche se febbricitanti. Ovviamente grande attività in Ospedale dove non c’era ancora il reparto di rianimazione. Gli strumenti per la respirazione controllata giunsero parecchi anni dopo: i famosi e voluminosi Armstrong, che salvarono tante vite umane.
Fu negli anni 30 che la scienza fu in grado di studiare i virus, ancora misteriosetti ai nostri giorni; ma oggi si riesce ad isolarli con maggior velocità e precisione, a valutarne le mutazioni, a classificarli con sicurezza per cui con misure adeguate si riesce a combatterli meglio. Un esempio di successo nei confronti di questo tipo di patologie fu quanto accaduto nel 2003 a Singapore dove si ottenne un bel successo nei confronti della SARS con misure di isolamento rigidissime.
Ma da dove vengono queste epidemie? È un drammatico gioco di mutazioni di queste molecole virali molto frequenti negli uccelli migratori che infettano gli uccelli domestici, che a loro volta coinvolgono i suini e da qui all’uomo, che inizialmente non è sensibile a questi virus aviari. Molto probabilmente vi è un altro ospite intermedio della famiglia dei murini, il furetto o similari, che favorisce la mutazione a cui, come detto, restano sensibili i suini. Il risultato è che ci si trova di fronte ad un virus nuovo il cui contagio diventa interumano e le misure per cercare di bloccare queste epidemie sono le attuali: faticose e costose. Importante rimedio più sicuro il realizzare un vaccino, come fu con l’Asiatica.
E i nostri entusiasmi precedenti l’Asiatica? Iniziarono faticosi viaggi da pendolari sulle storiche “caravelle” della Nord, lunghi percorsi sui tram di Milano, la cruda realtà degli esami e la caccia al famigerato 18.
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