In politica certi sentimenti non possono esistere: sono interpretati come debolezza intellettuale salvo scoprire che, se manifestati, possono interessare e coinvolgere la base; allora vengono sparati negli occhi della gente caricandoli di molta retorica.
Un atto che in politica non esiste è il perdono: non viene fatto perché non crea vantaggi al perdonatore ma anche perché non verrebbe capito dal perdonato, il quale resterebbe sempre in stato vigilante e sospettoso, sempre pronto a rivoltarsi. Nella vita oltretutto non sono molte le persone capaci di vero perdono.
Non esiste nemmeno il mantenere la parola data. In modo disinvolto si usa dire tutto e il contrario di tutto senza preoccuparsi dei sentimenti degli altri. Qualche anno fa divenne famosa la frase di un giovane politico rampante in ascesa indiscussa: “Caro stai tranquillo, non preoccuparti del tuo governo”, ma qualche giorno dopo ”il caro” fu costretto alle dimissioni. Il “rampante” era convinto, e penso lo sia ancora, d’aver fatto una intelligente manovra politica di alta strategia. Se gli sarà offerta l’opportunità, ripeterà la manovra? È probabile e ce lo fa presumere il suo attuale manovrare politico.
Nel secolo scorso la violenza, anche corporale, fu metodo di politica; era la stupida, crudele politica dei manganelli ed i drammi vissuti sono nella storia. In molte nazioni la politica vuole metodiche rivoluzionarie e purtroppo è frequente il veder scorrere sangue. Perverso è anche l’uso di elezioni fasulle che inficiano il valore delle stesse.
Attualmente da noi la violenza è presente ma con metodi più raffinati: l’aggressività è più subdola, si nasconde nella costruzione delle frasi, nella scelta dei vocaboli, in gesti simbolici eclatanti, nelle espressioni dei visi, nell’uso di fake news apparentemente credibili ma non controllabili da cui i semplici restano affascinati.
Spesso il politico autoreferente spietatamente narcisista ha ben poco rispetto degli altri. Deve avere un nemico da battere, da indicare, da ridicolizzare e se questo non c’è viene inventato. Dopo questo si deve creare subito un altro nemico. Ai nemici si attribuiscono frasi e concetti che questi non hanno mai detto, ma così si ha possibilità di criticare, denigrare, aizzando loro contro i creduloni che restano presi da tutta una verbosità caratterizzata da terminologia preferibilmente volgare, ripetitiva, detta con odio evidente, offensiva, accusando di atti mai fatti, di furti e scorrettezze, senza rispettare dolori personali o decoro degli altri, anzi facendo magari soffrire.
Qualche altro figuro invece usa violenza più raffinata utilizzando una verbosità vorticosa, con cascate di parole e di argomenti, impedendo a chi ascolta di potersi fermare o approfondire un concetto che viene subito cambiato. È cosa voluta o incapacità del soggetto di restare concentrato su un argomento?
In generale i politici cercano di stare lontani da una logica rigorosa ma amano linguaggi a più interpretazioni. Si evitano quanto più possibile discorsi precisi. Alle domande si risponde facendo altri discorsi. Si ama oltre modo aver la possibilità di veloci cambiamenti d’opinione. Facile il vaniloquio.
Ciò che disturba molto è veder considerare gli altri come gente senza memoria. Forse un po’ lo siamo, ma è non giusto considerare tutti come persone ebeti e senza opinioni personali. Su questa carenza i nostri ci contano perché possono così manovrare la loro politica.
Non si può giocare sempre sulla violenza verbale che impedisce alla gente d’essere obiettiva e ragionare. Questa non è politica al servizio, ma solo ricerca di successo per sé.
Ciò che evidenzia i limiti intellettivi dei nostri politici è la ripetizione ossessiva dei concetti, in modo particolare quando sono alla opposizione, che spesso è tale a prescindere. Sia la destra che la sinistra spesso fanno gli stessi discorsi, usano le stesse metodiche, rarissime sono le originalità. È una cosa buffa: incapacità di far opposizione creativa? Errori degli algoritmi di supporto? Ma il fenomeno si ripete con frequenza anche per chi è al potere. Fenomeno uguale per tutti quindi? No! Ci sono alcuni che non cadono in questo errore: sono quelli che hanno la mentalità e la cultura degli statisti, purtroppo molto rari ai nostri giorni, forse più frequenti nel passato.
Ma è uno dei motivi per cui i cittadini oggi non amano molto la politica che aveva invece una grande capacità di attrazione quando terminò la tirannia nel secolo scorso, dopo i risultati dei manganelli.
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