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Società

IL ROBOT E NOI

RENATA BALLERIO - 06/03/2020

robotLe notizie dei lavori della Pontificia Accademia sull’etica per gli algoritmi,secondo un titolo di Avvenire del 27 febbraio,pur non avendo avuto una posizione egemone nei mass media, meritano riflessioni che vanno oltre la cronaca e le rischiose opinioni di maniera. Scopo delle giornate di studio, alle quali hanno partecipato pezzi da novanta, dal presidente di Microsoft a Davide Sassoli, presidente del parlamento europeo, con la presenza di oltre 450 persone, è stato quello di elaborare una carta firmata dal Vaticano, Fao, Ibm e Microsoft su come governare l’Intelligenza Artificiale.

Sul quotidiano La Repubblica si è letto che la Chiesa ha alzato la voce su questo tema. Affermazione che andrebbe corretta, sottolineando come e perché la Chiesa abbia voluto far sentire la sua voce su un tema tanto complesso e così fondamentale. E che lo sia è evidente. Basti pensare che Putin ha in più occasioni affermato che chi dominerà questo settore sarà signore del mondo. Il leader del Cremlino non solo investe sempre di più per la ricerca legata all’Intelligenza Artificiale, ma ha addirittura nominato la figlia, appena trentenne, a capo di un istituto specifico. Questa è – volenti o nolenti-politica. La Chiesa, interprete dei tempi, si è giustamente fatta carico degli aspetti etici.

Se cattolicesimo significa, nell’etimologia più nota e condivisa, essere universale (o come sostiene Moni Ovadia con una certa forzatura linguistica la parola cattolico rimanda all’idea di essere rivolti verso tutti), è giustificabile la preoccupazione del Vaticano verso la rivoluzione della cosiddetta intelligenza dei robot. Una rivoluzione con conseguenze su tutti gli uomini, quelli che danno il via ai procedimenti decisionali, chiamiamoli pure algoritmi, e quelli, in maggioranza, che li subiscono. All’apertura dei lavori Monsignor Paglia, Presidente della Pontificia Accademia, ha ricordato che in fatto di tecnologia siamo oggi più condizionati che in grado di condizionare.

Una nuova democrazia rovesciata. Insomma capire il rapporto tra Etica e democrazia, come ci ricorda un saggio di Paolo Allegra del 2014. Le giornate di studio hanno dato vigore a domande, che rischiano di essere considerate scontate. Forse bisogna proprio ripartire dal termine stesso, A.I. Nel 1956 durante un convegno il ricercatore Mc Carty introdusse la disciplina con il termine, ormai considerato indelebile, di intelligenza artificiale. Provocatorio accostamento, ossimoro di due termini apparentemente contrari. O per lo meno tali da mettere in crisi il consolidato concetto di intelligenza, quale orgogliosa qualità umana. Da quel lontano anno le conquiste tecnologiche sono state esponenziali e con esse le domande. Forse inversamente proporzionali sono state le risposte. O almeno per la maggioranza di noi, talvolta malati di pigrizia nei ragionamenti. Perché non ricordare -ad esempio- il neuroscienziato americano Sam Harris che ha da tempo affermato che si fa bene a sentirsi minacciati dall’intelligenza artificiale perchè un giorno le macchine potrebbero superare l’uomo? Oppure rivitalizzare la questione che nel lontano 1999 la rivista Le Scienze poneva: occorre ripensare gli obiettivi dell’Intelligenza artificiale. In fondo è sempre valido quanto alcune voci critiche hanno detto: l’Intelligenza artificiale potrà dare i suoi frutti ampliando gli orizzonti del pensiero umano,ma senza imitarlo. E soprattutto mai come oggi capire a che cosa davvero serva l’I.A.: a dare più tempo liberato dal lavoro? Ad essere più potenti e veloci? O irrinunciabile aiuto, come i robot utilizzati negli ospedali non solo cinesi? Male comunque non farebbe continuare a chiederci che cosa sia l’Intelligenza, la nostra umana intelligenza. Ken Richardson affermò che la parola è usata da tutti ma nessuno sa cos’è veramente. E possiamo aggiungere che non bastano gli aggettivi per definirla: intelligenza emotiva, costruttiva, sociale e altro ancora. Importante non diventare metà uomo e metà macchina, come il robot e il minotauro descritto nel 1973 da Roberto Vacca, ingegnere esperto di calcolatrici elettroniche. E soprattutto che non ci sia un Medioevo prossimo futuro, ma solo una vera RenAIssance. Nessuna intelligenza artificiale deve rubarci la speranza o minacciarci. Insomma essere sempre umani e capaci anche di riflettere, e magari ribellarci, a titoli provocatori del tipo, Le persone non servono. Lavoro e ricchezza nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale. E leggere – perché no – con attenzione il saggio La società automatica del filosofo Bernard Stiegler può aiutarci.

 

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