Recentemente sulle strade di Varese si è celebrata la memoria dei disgraziati eventi delle foibe, con una manifestazione costruita in modo tale da suscitare violenti sentimenti di reazione.
Coltivare la violenza è esattamente l’opposto di ciò che il buon senso dice.
Ero in Viet Nam con degli amici, terminati i conflitti da non tanto tempo: una giovane vietnamita ci diceva “… dobbiamo mettere una pietra sopra a questo passato drammatico, mostro a due teste: in una testa gli americani con la loro violenza, le tecnologie di morte, i defolianti velenosi, nell’altra testa i vietcong che ci hanno sottoposto al doloroso “lavaggio dei cervelli” mediante prigionie e gravi torture. Nella mia famiglia ora ci sono fratelli e padre con i corpi straziati da questi trattamenti, con stigmate permanenti incurabili. Dobbiamo non dimenticare per non ripetere gli errori e gli orrori, ma usare saggio silenzio. Gli eventi del passato sono andati. Dobbiamo saper vivere il presente e il futuro in modo diverso”.
Tutti i popoli hanno vissuto queste disgrazie nella loro storia.
Non si può e non si deve farle scomparire, ma sarebbe grave errore rispondere a quelle violenze enfatizzando nuova violenza che non crea soddisfazione a nessuno, anzi risveglia nuovi risentimenti e richiama nuova sofferenza a tutti.
Non si possono negare gli episodi delle foibe. Non si possono negare i vortici di odio che hanno scosso le popolazioni del secolo scorso: episodi come le Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema e molte altre rappresaglie compiute nelle nostre terre. Non sono cancellabili i numerosi giovani uccisi nelle nostre contrade e atrocemente vendicati appena cessata la guerra, quando si faticò molto a placare gli animi, che degli incoscienti ora vorrebbero risvegliare.
Attualmente parliamo poco della Polonia che nel 1939 fu dilaniata contemporaneamente da Hitler e Stalin. Fu una vera strage che coinvolse milioni di polacchi, di ebrei e popolazioni di tedeschi naturalizzati polacchi. Come sappiamo le stragi proseguirono per tutti gli anni di quella troppo sanguinosa guerra alla quale anche noi italiani abbiamo dovuto versare il nostro grande contributo.
Non sono negabili le ingiustificate sofferenze imposte con motivazioni aberranti, e quindi senza giustificazione, a inermi disgraziati delle popolazioni del Medio Oriente e di molte regioni del terzo mondo.
Non sono negabili le sofferenze imposte oggi a profughi, esseri umani usati come banali argomenti di politica estera, quindi usati per far pressioni su una silente e passiva Unione Europea che sembra ripetere gli errori fatti da Francia e Gran Bretagna nel 1939, con la Polonia appunto.
Se si vuole progredire con una civiltà nuova e superiore bisogna fare come ci diceva quella giovane: “saper vivere il presente e il futuro in modo diverso rispetto al passato ” non dimenticando per non ripetere gli errori, senza riesumare però, come molti fanno ai nostri giorni, atteggiamenti violenti o parlando di vendette.
Sappiamo che nel consorzio umano ad una violenza è facile rispondere con una violenza raddoppiata. In molte nostre città quanti malavitosi si lasciano prendere da un gorgo di violenze tra di loro o nei confronti di cittadini, facendo scorrere sangue, lacrime e dolori infiniti assolutamente ingiustificati! La violenza non convince chi non la pensa come te, ma crea solo reazioni. Vendetta richiama vendetta, odio suscita altro odio.
L’essere umano quando ha tra le mani un’arma si trasforma in una creatura aberrante inqualificabile. Non è onnipotente ma schiavo dell’arma stessa.
Questo l’uomo con l’arma, ma anche l’uomo solo al potere crea gravi danni come l’esperienza insegna da millenni. E anche ai nostri giorni stiamo amaramente vivendo questa esperienza: individui unici decidono atti di guerra o azioni truci che fanno soffrire migliaia di innocenti poveri e diseredati, come ci mostrano le immagini recenti di ciò che sta avvenendo ai confini della Grecia, sia a terra che in mare.
You must be logged in to post a comment Login