Al sole di primavera esco in terrazza, dove la Lui sta invasando un geranio, e, per rendere più solenne ‘sto po’ po’ di domanda, le faccio:
– Donna, ci credi che Gesù è risorto?
– Sì – dice lei senza scomporsi. – Perché? Non dovrei? –
– Come no! – dico io; – ma non è mica tanto facile!
– Ah no?
– Proprio no! Ci sono un mucchio di preti e fior di teologi che non ci credono.
– Ma va’?! – si meraviglia lei, interrompendo l’invaso.
– Oddìo, ci credono, sì, ma in un certo senso… secondo… conforme… bisogna vedere… bisogna intendersi… nel Duemila, essere tanto ingenui… la tomba vuota… una grigliata di pesce sulla spiaggia!
– Come sarebbe? – fa la Lui un po’ apprensiva.
– Sì, insomma, dicono che per essere risorto è risorto, ma solo in un certo senso, per modo di dire: è risorto nei cuori che l’hanno tanto amato da vederlo ancora come vivo; risorge in noi se facciamo la carità e ci sforziamo di essere tanto buoni come era Lui; risorge ogni volta che la comunità si riunisce nel suo nome; risorge quando ascoltiamo la sua parola nel Vangelo… Insomma, risorge quando lo facciamo risorgere noi!
– Oh bella! – stupisce la Lui dando colpetti sul vaso con la zappetta per pulirla dalla terra. – Ma così non vale! – aggiunge pensierosa.
– Eh già, non vale – approvo io. – In questa maniera, a risuscitare sono buoni tutti: Garibaldi, Mazzini, De Gasperi, Berlinguer, Piero Chiara o Lucio Dalla; chiunque abbia avuto seguaci e ammiratori; anche il mio maestro Bianchi delle elementari di via Felicita Morandi era tanto bravo e buono, e io lo ricordo come se fosse qui, adesso! Insomma, nel caso di Gesù, come nel caso di Garibaldi, quello che è decisivo è il loro esempio, il loro messaggio. È l’ esempio di Gesù, il suo messaggio che, sforzandoci, dobbiamo seguire e tenere in vita. Questa è la cosa essenziale; e poi, magari, anche credere a quello che, nel suo caso… forse… magari… è successo, e che alcune persone, come gli apostoli, i loro amici e le loro amiche, si sono incaponiti a testimoniare sfidando le pietre degli altri ebrei, affrontando i romanacci fino al martirio e facendosi prendere in giro dai greci! Loro, i seguaci di Gesù, che, a guardar bene, sono usciti dai nascondigli e dalla paura mica per raccontare che il Nazareno aveva comandato di fare i buoni, ma per annunciare una cosa pazzesca: che Gesù era risorto! Sai cosa credo, Lui? Che a San Pietro & C. del messaggio di Gesù, in fondo, gliene fregava poco assai, tramortiti com’erano dall’avvenimento della sua risurrezione. La penso come Paolo: ragazzi, se Gesù non è risorto, non serve a niente tutto quello che diciamo. E se noi non risorgiamo con lui, se non crediamo a questa promessa, siamo come tutti coloro che non hanno alcuna speranza; anzi, siamo i più disperati tra gli uomini!
– Eppure – sospira la Lui, -“Fate agli altri quello… Siate buoni come…” L’ha pur detto! Non ti interessa essere buono? Aiutare gli altri?
– Magari mi interessa, ma se non ci riesco, se sono cattivo?
– E bè, ti sforzi di essere buono.
– E perché?
– Perché se sei buono, allevii le sofferenze di qualcuno e almeno sei in pace con la tua coscienza. È umano, quando non è eroico. Sarà una forma sottile di egoismo, ma è ancora la migliore.
– Può darsi. Ma sai, a pensarci bene, quale gesto buono da parte mia potrebbe rendermi davvero soddisfatto, in pace con la mia coscienza come dici tu?
– Dimmelo un po’.
– Fare felice un ebreo scomparso in un lager, o un dissidente ucciso in un gulag, o Alfredino morto in fondo al pozzo! Te lo ricordi?
– Se me lo ricordo? E me lo chiedi? Ma tu non puoi farli felici!
– Vero. Ma se questi non risorgono, e non risorgono felici, io non posso essere buono, e forse nemmeno mi interessa. Posso solo essere immemore o disperato; disperato non come loro, certo, ma insieme con loro.
– E già – fa la Lui. – Solo il Padre è buono, Colui che ha fatto risuscitare Gesù… e Alfredino. – E torna al suo vaso, schiacciando con le mani la terra intorno al geranio.
You must be logged in to post a comment Login