Mio nonno Pietro, varesino di Bosto, precisamente della “Curt di Ruman” dove era nato nel gennaio del 1859, era un appassionato della lirica e mi aveva… arruolato sin da piccolo: ogni volta che l’EIAR – vale dire la RAI di allora – trasmetteva un’opera mi convocava per l’ascolto davanti a una delle prime radio “Marelli” in vendita alla metà degli Anni Venti, quando si iniziarono le trasmissioni radiofoniche su tutto il territorio nazionale. Di quegli ascolti mi sono rimasti il tenero ricordo e una quantità di libretti delle opere sui quali si seguivano parole e canto degli interpreti.
A distanza di anni ancora oggi bastano poche battute di un’aria o di una romanza perché ne riaffiori il testo alla mia memoria.
Ma mi succede anche che un evento, una notizia io mentalmente li commenti, li sottolinei riferendomi a un’opera. Per esempio negli ultimi giorni l’annunciata morsa del fisco non più è sembrata lontana, anzi, e l’imminente arrivo della stangata mi ha fatto pensare a una battuta di un personaggio del “Ballo in maschera” musicato da Verdi: “Sento l’orma dei passi spietati .”. dice angosciato uno dei protagonisti, fedele al testo di Antonio Somma sciagurato e tollerato librettista perché le orme si possono vedere e non sentire.
Comunque la diversa, contrastante rappresentazione sensoriale relativa alle orme si adatta alla nostra situazione di vittime del fisco, di noi cittadini di un territorio un tempo non lontano ricco di opportunità di lavoro e oggi con un tasso record di disoccupazione: quasi l’otto per cento.
Siamo però anche gente che pratica la solidarietà, siamo esemplari nel volontariato, generosi con gli ultimi, sensibili all’accoglienza. Proprio per queste nostre caratteristiche dovremmo coordinare gli sforzi programmati per aiutare i meno fortunati a superare questa difficile congiuntura. Collaborare e comunicare, far sapere che cosa si può fare o si sta facendo: a volte la riservatezza impedisce esempi positivi, come quello di rotariani che da qualche mese fanno la spesa per due famiglie segnalate dai frati della Brunella.
In certi casi la discrezione è d’obbligo, ma pensiamo anche al valore psicologico di un aiuto silenzioso a un anziano, a un disoccupato, a chi è ammalato.
La Pasqua credo sia l’ occasione giusta per offrire solidarietà a chi è preoccupato, a chi non ha lavoro, a giovani senza prospettive.
E per quanto riguarda il Ballo in Maschera, complicata tragedia, oltre alle orme… rumorose, anni fa fece ridere tutta l’Italia. L’opera, in scena in un tempio della lirica come il teatro di Parma, per stecche e incidenti di scena stava andando malissimo. Nel finale ecco l’estrazione del nome del congiurato che deve uccidere il conte. Si era in tempo di elezioni presidenziali e dal loggione arrivò il tonante scherno di un “Saragat!!” che salvò l’opera, la stagione lirica parmense e confermò il disincanto italico per la politica.
Un disincanto che oggi sembra quasi disprezzo. Ma attenzione, dietro l’angolo se si coltiva il disimpegno possiamo imbatterci in qualche tecnico del potere. E aprile è sacro per Gesù risorto e per la libertà ritrovata dopo la folle guerra voluta dalle dittature.
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