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Cultura

NAZIONALISMO INDIANO

LIVIO GHIRINGHELLI - 28/02/2020

indiaL’India è un grande paese, un subcontinente, con 1,3 miliardi di abitanti, uno dei protagonisti a livello mondiale dal punto di vista economico e con una civiltà plurimillenaria.

La federazione si compone di 29 Stati e 7 territori. Nel sistema delle caste indiane da tempo immemorabile godono della condizione peggiore gli ultimi, i dalit o paria, che nel censimento del 2011 si attestavano sui200 milioni e gli adivasi (i popoli aborigeni) con 104 milioni (rispettivamente il 16,6% e l’8,6 % della popolazione).

La Costituzione che l’India si è data nel 1950 la definisce una repubblica democratica, socialista e laica (secular). Lo Stato non fa propria una confessione religiosa, ma è aperto ad ogni culto senza alcuna discriminazione e con tutela per le minoranze, compresa quella cristiana.

Sono garantite a tutti la giustizia sociale, economica e politica, libertà di pensiero, di espressione e religiosa, l’uguaglianza e la fratellanza, almeno sul piano teorico.

A tutela sta il Bill of Rights (Dichiarazione dei diritti), con il Directive Principles of State Policy, che emana direttive perché siano tutelati i diritti da parte degli organi pubblici.

Tre sono i principali partiti sulla scena politica indiana: l’Indian National Congress (INC), fondato nel 1885, diretto dal Mahatma Gandhy,che ha condotto il Paese all’indipendenza; il Bharatiya Janata Party (Partito del popolo indiano) (BJP),fondato nel 1980, attualmente guidato dal primo ministro Narendra Modi, a capo della coalizione National Democratic Alliance; il Rashtriya Swayamsewak Sangh (RSS) (Organizzazione patriottica nazionale), fondata nel 1925, di carattere culturale e paramilitare intesa alla difesa dell’identità india a scapito di tutte le altre.

Dopo l’assassinio di Gandhi nel 1948 da parte di Naturham Godse, membro della RSS, Nehru, a lungo primo ministro, si ispirò a un progetto di stampo laico e socialista,favorendo una visione di sviluppo, ma il governo autoritario e con eccessi della figlia Indira Gandhi portò negli anni Settanta a uno stato di emergenza dal 26 giugno 1975 al 21 marzo 1977, onde la successiva sconfitta dell’INC.

Nella campagna elettorale del 2014 il BJP Il BJP si è segnalato per il programma Development for All, cercando di attuare alcuni interventi sul piano del welfare,ma con scarsa fortuna. Nell’ultima tornata del 2019 il nazionalismo accentuato e l’esigenza di sicurezza ne sono stato il chiaro manifesto, mentre il Partito del Congresso ha promesso miglioramenti nella condizione degli agricoltori e la creazione di posti di lavoro. Il BJP, guidato da Modi, si è assicurato una larga maggioranza (303 gli eletti, il 40% dei consensi),anche col ridimensionamento dei partiti alleati.

In India figurano 900 milioni di elettori, 15 tra i 18 e i 19 anni, suddivisi in 53 circoscrizioni.Ognuna elegge il candidato,che abbia conseguito la maggioranza dei voti. Si è però trattato di elezioni tutt’altro che libere ed eque. I mezzi di comunicazione per lo più si sono dichiarati e impegnati a favore delle forze al potere. Anche la Commissione elettorale è parsa influenzabile. Con Modi, l’uomo forte, si è introdotta la novità del culto della personalità grazie alla valentia oratoria e alla capacità organizzativa. Eliminato il dissenso, controllate le istituzioni, violati i diritti delle persone in troppi casi. È stata favorita in ogni modo la maggioranza indù,soffocando il dibattito democratico.

Nei social media è stato tutto un diffondersi di fake news. Le reti televisive hanno celebrato le glorie del regime. Si è imposta la paura del Pakistan islamista e fondamentalista. Determinante il peso del potere economico.

Si tenga poi presente un fatto a proposito di spese e finanziamenti elettorali: ogni candidato versa una somma in contanti come deposito cauzionale, che non sarà restituita qualora non superi il 16,6% dei voti validi espressi. Il sistema elettronico adottato per sostituire quello cartaceo, anche in ragione del numero degli elettori, si è prestato ad accuse di manomissione e di programmazione a senso unico.

Sul piano della politica internazionale sempre più chiara è l’intenzione di Modi di pretendere il riconoscimento dell’India come potenza mondiale. In termini propagandistici si punta su aspetti specifici della cultura come lo yoga e la medicina ayurveda.

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