La buona memoria in politica è fondamentale a qualsiasi livello, se non se ne vuole fare uso è meglio non trascurare che altri possano averla: un particolare decisivo quando si va all’ assalto per riconquistare posizioni prestigiose perse in malo modo, per demeriti propri, non per la sconvolgente potenza dell’avversario.
Incuriosito dalla odierna chiamata alle armi dell’opposizione in Comune, tesa a scacciare il sindaco Galimberti e la sua Giunta alle elezioni del 2022 perché tutti non farebbero nulla, ho proceduto a una verifica conversando di amministrazioni del passato a Palazzo Estense con politici noti e meno noti e mai considerati da barricata. Un solo impegno: il giudizio non doveva comunque riguardare il loro partito.
Il risultato di questa piccola consultazione è interessante: dalle dimissioni di Ossola nel 1978 – segnarono davvero la fine di un particolare grande periodo della città – come miglior sindaco l’ha spuntata proprio il successore di Ossola, il giovane ciellino Pippo Gibilisco. Con la sua Giunta, ricca di esperti socialisti, egli, lavorando in armonia, pose le basi di scelte che avrebbero giovato alla nostra città. Dal mondo cattolico sarebbero arrivati progetti e idee non da poco, la parte laica della Giunta valorizzò anche il recupero oltre che l’equilibrio a livello di piano regolatore, mentre in campo culturale Caminiti, focoso siciliano, vedeva nelle grandi manifestazioni il balzo in avanti della città. Il rilancio del Sacro Monte, la grande alleanza con Guttuso, la visita del Papa, frutto dell’impegno di don Macchi, contribuirono a riportare definitivamente in quota la città che vide avvicinarsi anche il progetto del teatro e il coinvolgimento di piazza Repubblica per il commercio e il parcheggio delle auto. Avrò sicuramente dimenticato qualcosa nel mare di appunti presi di persona o durante telefonate, ma i primi ciellini furono eccellenti.
Ricordato che negli anni per interventi personali e …romani di Maroni e Bossi, Varese ebbe il raddoppio del raccordo autostradale e un buon finanziamento importante per lo sviluppo dell’Università, che il teatro tenda lo si deve al sindaco Fumagalli, e infine che dopo un battaglione di anni si può salire al Sacro Monte con la funicolare, si deve sottolineare che, Fontana in particolare, siamo stati messi a stecchetto anche da Milano dove il Centrodestra ha comandato alla grande.
Dire oggi che Galimberti non ha fatto nulla è una esagerazione, anche pericolosa, elettorale. Di certo per esempio non ha fatto chiudere i battenti al Premio Chiara cacciando, perché meridionali, i grandi scrittori della giuria letteraria; neppure ha fatto saltare il progetto di viale Europa prolungato sino a Casciago.
Ha avviato invece progetti qualificanti, vecchi e finanziati, inoltre va avanti per una Varese nuova da un punto di vista urbanistico e dei collegamenti, aiuta la diffusione della cultura, non butta soldi per idiozie stradali che celebrano leghisti in bici. Erano da presentare al massimo come fantini di tartarughe.
Ma oggi semmai è la città intera che deve guardare con attenzione e stima ad Attilio Fontana per quello che da governatore lombardo sta facendo sul fronte dell’ epidemia.
Non potranno invece essere mai perdonati i leghisti al governo che ai tempi hanno umiliato Varese negando con insistenza vera collaborazione a chi la guidava da vero signore.
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