(S)Non possiamo evitare l’argomento coronavirus!
(C) Io invece lo vorrei proprio. Ne parlano tutti così tanto che non rimane nessun minimo particolare inesplorato. Per di più, esiste il rischio di un tale aumento di morbilità, da quando sto scrivendo a sabato, giorno di uscita di RMFonline, da lasciare spiazzato qualsiasi commento.
(S) Stai già ammettendo di essere incorso, la volta scorsa, in un errore di sottovalutazione, quando sostenevi che questa epidemia fosse poco più di una banale influenza, invece si vedono i segni di una crisi mondiale.
(C) Potrei invece tagliare corto, proprio sostenendo che fare di una epidemia d’influenza la causa di una crisi almeno nazionale, con riguardo all’Italia, è proprio il sintomo di una malattia dello spirito con tasso di mortalità molto più alto del coronavirus. I Governi tutti, dalla Cina all’Italia, regioni comprese, sono passati in un lampo dalla sottovalutazione all’esagerazione.
(O) Comprensibile, ci si adegua alla psicologia di massa. Adesso stiamo guardando con preoccupazione ai nostri, vedendo le poche unità di casi mortali in soggetti deboli, che diventano decine; i contagiati che diventano centinaia e forse saranno migliaia, quando leggerete l’articolo.
(S) Comprensibile sì, ma molte cose sono certamente irrazionali, come la corsa all’accaparramento non solo di mascherine e disinfettanti, ma addirittura di generi alimentari. Quella specie di assalto che è stato dato domenica ai supermercati è sintomo di paura incontrollata, ma non già del contagio, che questa avrebbe suggerito di non fiondarsi in un luogo molto affollato, ma solo di restare privi di generi di conforto. Mi hanno raccontato anche di qualche piccola lite tra consumatori per l’ultimo pacco di pasta. Per dirla in modo grossolano, meglio morire a pancia piena, che restare a pancia vuota. Un’altra versione del nichilismo contemporaneo. Intanto con il passare dei giorni, l’Italia sta diventando un capro espiatorio mondiale al pari, in un certo senso peggio, della Cina. Vederci chiuse le frontiere da mete turistiche come le Seychelles o la Giordania e saperci disertati dai turisti stranieri per timore di contagio fa proprio male …
(O) … e fa anche un po’ strano. Senza pensare a complotti e ben sapendo che quando esponiamo all’estero i nostri dissensi in modo così plateale diamo una cattiva impressione ben oltre i nostri demeriti, non pensate che siamo arrivati al massimo accumulo di negatività autoprodotte e che sia giunta l’ora di cambiare? Se solo capissimo questo, si potrebbe imparare una lezione più importante ed utile dei danni arrecati dall’incongruo comportamento di molte istituzioni, a cominciare da quello contraddittorio del Presidente del Consiglio.
(C) Confesso che di fronte alle grandinate di retorica twittata, rinuncio anche al tentativo di spiegare al colto e all’inclita (totalmente scomparsi dalla comunicazione sociale) perché l’irragionevole alternanza di assoluta latitanza, di improvvisi provvedimenti draconiani e di esorbitanti polemiche con altri livelli delle istituzioni, da parte di rappresentanti del governo, specialmente nelle persone, fisiche e giuridiche del Presidente del Consiglio, del Ministro dell’ Interno (quanto ad invisibilità) e del Ministro della Salute, abbiano creato profonda insicurezza nella popolazione italiana, disistima verso la Nazione da parte degli stranieri e danni economici vistosamente sproporzionati rispetto ai fatti in questione.
(S) Vorrei aggiungere una piccola esperienza personale e familiare. Mia moglie ha da un giorno una normale influenza, ma … ci è stato impossibile viverla in modo normale. Che ci potesse causare un po’ più di preoccupazione, lo do per scontato. Ma che ci si potesse sentire come degli appestati … via è frutto di una esasperazione di toni e di scontri ideologici che nascono nel sottofondo culturale della società prima che dalla litigiosità politica e viene volutamente amplificata dalla comunicazione di massa. Sono sufficientemente anziano per ricordarmi dell’epidemia di colera a Napoli: un fatto molto più grave, le cui responsabilità erano tutte interne, eppure non portò altrettanto sconquasso istituzionale e discredito internazionale come questo. Oggi diamo l’impressione di essere impreparati a gestire non dico grandi calamità, non un vero imprevisto, ma semplicemente qualsiasi avvenimento che si discosti dalla più tranquilla quotidianità. Anzi, mi correggo: vogliamo approfittare della difficoltà di gestire la situazione per sviluppare argomenti di polemica politica. Il massimo livello dell’assurdo politico si raggiunge vedendo che il tentativo più serio di confronto su questo argomento finisce per avvenire a ‘Porta a porta’ e non in Parlamento.
(O) Forse, toccando il fondo, ci si renderà conti della necessità di una crescita del senso di responsabilità di tutti e di ciascuno. Nella contraddittorietà degli atteggiamenti del Presidente del Consiglio il tentativo di dialogare con l’opposizione c’era stato e forse non è stato colto e valorizzato, né perseguito coerentemente. Ma più che ritrovare una solidarietà a livello delle persone, va fatta crescere la capacità di risposta delle strutture pubbliche alle emergenze. È mancato il coordinamento tra i vari livelli e le diverse competenze istituzionali e trovo semplicistico e anche troppo strumentale invocare l’espropriazione delle competenze locali e regionali come panacea. Mi chiedo invece se siamo davvero così sprovveduti di fronte ad una emergenza ‘batteriologica’, che potrebbe in un ipotetico, ma non irragionevole scenario futuro, collegarsi ad una minaccia terroristica. Si sa che esiste una struttura dell’Esercito di contrasto a minacce batteriologiche. Non è entrata in funzione? Non serviva a nulla in questa circostanza? Non si dispone di piani di contenimento di un’emergenza di contagio tale da fare un danno alla Nazione, come già è accaduto in questo caso? Mi chiedo ancora se di fronte alle mille opportunità e agli altrettanto numerosi problemi posti dalla globalizzazione, se non sia necessario un cospicuo rafforzamento in competenze e mezzi materiali della OMS, come giustamente indicato pochi giorni fa dal sempre acuto prof. Sabino Cassese.
(C) In questa specifica questione sono d’accordo con la proposta di Cassese. Ma non posso fare a meno di mettere in guardia contro l’idea che la concentrazione del potere decisionale sia la soluzione, Anzi la proposta di spostare talune responsabilità al livello sovranazionale dovrebbe andare nella direzione opposta alla concentrazione e consentire di applicare più facilmente il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale, chiamando alla corresponsabilità sia tutti i livelli istituzionali, sia quelli della società, come le università, il mondo della cultura le imprese. Pensiamo solo a quanto sarebbe utile oggi disporre di strumenti diagnostici in numero molto maggiore o di poter realizzare un vaccino o di una cura efficace in tempi rapidi. Ancora una volta mi sento certo di poter affermare che non mancano le risorse, economiche o scientifiche, manca una cultura del bene comune. Questo perché siamo troppo impegnati a pretendere risultati immediati. Un giorno o l’altro, certamente facendo la gioia di Onirio e dei suoi sogni, vi parlerò delle mie antiche frequentazione della futurologia, una scienza (?) di moda molti decenni fa, di cui dovremmo nuovamente aver bisogno, se non fossimo rassegnati a delegare a qualche algoritmo anche le nostre scelte più vitali.
(O) Onirio Desti (C) Costante (S) Sebastiano Conformi
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