La più o meno massacrante situazione del calcio italiano tira avanti con limiti da definirsi furiosi. Giocatori con non pochi problemi se non qualche riposo stiracchiato e di difficile attivazione nei ricambi. Campionato, Coppa Italia, Europa o Champions e chi più ne ha più ne metta. Fatiche non da poco che servono a mettere le classifiche senza ferite (Inter soprattutto) o con dolori non indifferenti.
Chi se l’è cavata più di tutti è la brillantissima Lazio, la quale è sempre ottima nella sua manovra che ha potuto però aumentare il proprio bottino sfruttando al massimo la qualità e la forma del suo capo cannoniere. Quell’Immobile con che punti di realizzazione ad ogni incontro porta avanti certamente la classifica degli Aquilotti.
Al contrario si era vista una Lazio sembrare ottima quanto a gioco senza andare ad aumentare il bottino domenicale quando, pur meritandosi le lodi della giornata, non otteneva il munifico compimento dell’attuale suo cannoniere.
Quest’anno – si diceva – è la Lazio del bravo Inzaghi a mantenere l’ordine di gioco completato dall’opera del suo cannoniere. Viene alla mente allora la necessità di uno strettissimo e irremovibile controllo del più pericoloso di tutti, quell’Immobile con solo una guardia personale, cosa non facile, ma non impossibile.
In più di un caso tale situazione ha avuto perfetta attuazione come in quel Varese in seria A quando allenato da Ettore Puricelli e con direttore tecnico Busini, entrambi provenienti dal Milan, giocando contro i rossoneri, metteva in squadra Ambrogio Borghi con l’assoluto comando di dimettersi alla guardia di Rivera e con l’esclusivo ordine di “non lasciarlo giocare” senza pensare ad altro.
Il Borghi in campo applicava gli ordini alla perfezione neutralizzando “il reuccio milanese” sin quando quest’ultimo, dando sfogo al suo super notorio caratterino, con un calcione rese inutilizzabile la caviglia dell’avversario, rimasto però vincitore nel duello calcistico.
Questo per dire che in certi casi i più stretti marcatori sono le uniche risorse che possano bloccare un goleador perfetto. Quel che è nella Lazio, Immobile. Troppo forte per non subire una marcatura necessaria fatta di un blocco totale.
Del resto, si ripete, la pur piacevole squadra biancoceleste negli ultimi passati anni ottenne ottimi risultati tecnici ma non con quella concretezza che ha avuto quest’anno con merito esclusivo di Immobile.
La cosa, peraltro, non sembra interessare le menti degli allenatori.
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