Qualche sera fa, su invito dell’editore Gianni Terruzzi, ci siamo ritrovati nel Convento dei Cappuccini in viale Borri. a Varese. Erano presenti numerosi collaboratori di RMFonline. Tanta soddisfazione per la qualità raggiunta dal lavoro comune, dall’attenzione che suscita nella città e non solo. Valutazioni, considerazioni, proposte.
Sono giorni nei quali la città si interroga, esprime desideri, coltiva, in sedi diverse, forse illusioni. Considera il suo passato, con le sue testimonianze silenziose e stupefacenti. Per una città immaginata in una vicenda europea condivisa, quale è stata la Belle Epoque. Sappiamo della fragilità di quel mondo, delle sue illusioni. Sulle quali anche la nostra città ha costruito un sistema alberghiero servito da una invidiabile rete di trasporto pubblico. Abbiamo pianto il dramma delle guerre, della crisi economica, delle dittature. Piangiamo anche la perdita, in parte, della bellezza del nostro territorio, di aspetti di rilievo della stessa città costruita, in particolare avvenuta nell’ultimo dopoguerra.
Siamo bisognosi di progetto per il nostro futuro, che associ con pari dignità i Comuni dell’Area Varesina.
La disoccupazione estesa di tanti, in particolare dei giovani e delle donne, ci stimola ancora maggiormente circa la necessità di tempi ristretti per assumere decisioni che non possono essere più rimandate.
In questi giorni si sono svolti convegni di notevole importanza come quello promosso dal Tavolo di concertazione provinciale che si è posto, con riferimento alle due ricerche dell’Università dell’Insubria e della LIUC illustrate rispettivamente dalla professoressa Locatelli e dal professor Serati, un obiettivo temporale per la realizzazione di un nuovo quadro strategico: il 2020. La necessità di una interrelazione operativa fra le imprese esistenti, di uno sforzo non rinviabile per rafforzare i loro rapporti anche internazionali, lo sviluppo della qualità di offerta del lavoro, il potenziamento delle infrastrutture, la promozione della qualità e dei caratteri di identità di questo territorio.
È pronta questa città ad offrire la sua bellezza con adeguata capacità di accoglienza, per occasioni di riflessione, di confronto, di progetto culturale, sociale, economico per questi luoghi ma esemplare per altri?
Occorre confessare che non siamo pronti. Considerando Varese, dobbiamo ricordare che vent’anni fa il preliminare di Piano Regolatore dava alcune indicazioni, poi disattese, per ripartire. Vent’anni dopo siamo ancora fermi, privi di orientamenti condivisi, di percorsi da avviare ormai con urgenza.
Il capoluogo manca del suo PGT, di un aggiornato, adeguato progetto di mobilità che dia un ruolo attuale, necessario a un sistema coordinato e moderno di trasporto pubblico, che limiti l’inaccettabilità attuale del traffico veicolare.
Le ferrovie esistenti sono quelle di centocinquanta e centotrenta anni fa. La novità in costruzione è solo la connessione (certamente importante) di Varese (poi Malpensa) con il tracciato svizzero del Gottardo. Ancora oggi non abbiamo deciso da dove cominciare.
Tito Molina e Giulio Macchi tentarono di dare un ruolo nuovo alla città, in meno di dieci anni, all’inizio del secolo scorso. Siamo ancora oggi stupiti per quanto realizzarono. Varese si offriva ad una Europa di comune cultura e aspirazioni, che la guerra distrusse. Ma avevano delle idee. Avevano dei progetti.
Il 2020, con otto anni davanti a noi, può essere un riferimento ambizioso ma ragionevole. A condizione che si abbia una visione della realtà di questo territorio, di queste comunità e delle loro relazioni necessarie, adeguata e creativa.
Che finalmente consenta di superare con le collaborazioni necessarie secolari rigidità amministrative e organizzative, che incidono negativamente sullo sviluppo civile della regione prealpina.
Verbania, Varese, Como, Lugano, Lecco possono avere ruoli distinti ma collaborativi. Varese paga oggi i suoi ritardi.
Varese città della solidarietà? Ma occorre lavorare sulla sua immagine di accoglienza e di relazione, sulla sua organizzazione. Varese città universitaria? Ma il rapporto tra la città e l’Università va reso più forte e profondo.
Varese città congressuale? Ma dobbiamo finalmente riconoscere che i nostri gioielli congressuali sono sottodimensionati e che la richiesta di nuovi alberghi non ha senso senza la realizzazione di un centro congressuale e culturale adeguato e accessibile, complemento, con le dotazioni necessarie, dell’esistente. Negli anni ’90 la società che stava predisponendo il PRG aveva condotto un’ampia indagine sui centri congressuali europei e non solo, dimostrando questa necessità/opportunità per Varese.
Credo che anche noi, con il nostro settimanale online dobbiamo tenere alta l’attenzione anche su questi temi vitali per il nostro futuro. Sarebbe bello e utile che, con altre presenze del mondo della comunicazione, promuovessimo occasioni pubbliche di dibattito al riguardo.
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