La notizia, nel mare magnum di sconforto per la Cina e possibilità di ulteriori contagi da coronavirus nel mondo, è di quelle che fanno riflettere.
Papa Francesco, pontifex di nome e di fatto, ha costruito un formidabile ponte di aiuto alla Cina, coordinato dal suo elemosiniere il cardinale Konrad Kraiewsky.
Dal Vaticano è partita una maxi spedizione di 700.000 mascherine professionali per prevenire il contagio e sono stati attivati gli ospedali e le associazioni legate alla Chiesa cattolica all’interno della Repubblica Popolare.
Il messaggio di Bergoglio all’Angelus – “Sono fraternamente vicino alla Cina” – e la promessa di preghiere del 7 febbraio hanno positivamente inciso nell’animo di chi le ha ascoltate, ma le parole si sono soprattutto accompagnate all’immediata, concreta risposta di un Papa pronto a soccorrere chi necessita di aiuto. Come dire: ecco, sono qui con voi. Siamo venuti tra voi per combattere insieme. Insieme ce la possiamo fare, per aiutare la Cina e per debellare la malattia il prima possibile.
Una scelta, la sua, di esemplare carità, subito positivamente imitata, con una ricaduta importante che ha mosso un consistente volume di donazioni a favore di Jinde Charitie, una organizzazione caritativa cattolica operante nella Cina continentale. E che ha portato alla riconoscenza da parte dei cinesi di quanto Papa Francesco li abbia a cuore, schierato con la Chiesa in prima linea per alleviare la tragedia che ha colpito il Paese.
Il cardinale polacco Kraiewsky ha attivato la Farmacia vaticana richiedendo mascherine poi inoltrate gratuitamente attraverso compagnie aeree come la China southern Airlines.
E l’operazione è stata gestita, sottolineano le fonti, direttamente tra il Vaticano e la Repubblica cinese. Un gesto di carità ma anche un altro segnale importante di apertura politica e di dialogo che il Pontefice ha instaurato con la Repubblica cinese; come già dimostrato da tempo anche con lo storico accordo provvisorio del 2018 per la nomina dei vescovi.
Resta evidente la volontà decisa di fare tutto il possibile perché non si abbandoni chi necessita di un aiuto. Non quello di chi semplicemente ‘allunga la mano’, espressione che Papa Francesco non gradisce, ma quella di chi scende in campo per combattere accanto a chi soffre, brandendo la Croce e fidando nella luce.
“Solo la fiducia in Dio – ci ha insegnato proprio Bergoglio – può trasformare il dubbio in certezza, il male in bene, la notte in alba radiosa”.
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