Dal 29 gennaio scorso il Regno Unito di Gran Bretagna e di Irlanda del Nord (così si chiama ufficialmente quello che comunemente chiamiamo “Inghilterra”!) non fa più parte dell’Unione Europea.
Alcuni, chi malinconicamente, chi con animo intenerito e qualcuno per dileggio, ha provato a togliere dalla bandiera dell’Unione – dodici stelle d’oro disposte in cerchio su fondo azzurro – una stella come se le dodici stelle si riferissero ai paesi della Comunità, come nel caso della bandiera dell’USA. Non è così. La bandiera dell’attuale Unione Europea ha una storia che vale la pena di essere raccontata: essa è un “significante”, cioè un segno, che rimanda a diversi significati.
Anzitutto, va detto che la bandiera dell’Unione Europea è stata carpita al Consiglio d’Europa, che l’adottò l’8 dicembre (prego porre attenzione al giorno!) 1955. Il Consiglio d’Europa non è un’istituzione dell’Unione Europea, ma essa nacque un anno prima (precisamente il 5 maggio 1949) della famosa dichiarazione Schuman (9 maggio 1950), che diede inizio al processo di integrazione europea con la creazione della prima Comunità Europea: la C.E.C.A. Il Consiglio d’Europa è il primo organismo politico fondato dopo la Seconda guerra mondiale, evocato fin dal 1943 in un discorsoradiofonico da Winston Churchill, che ha il fine di salvaguardare la pace, abolire le barriere nazionalistiche, generatrici di divisioni e di frequenti conflitti, nonché di far rispettare i diritti fondamentali dell’uomo, promuovere l’educazione, la cultura e lo sport. I paesi fondatori furono dieci. I paesi che oggi aderiscono al consiglio d’Europa sono quarantasette.
Il Consiglio d’Europa decise di pubblicare un bando di concorso per la creazione di un vessillo che rappresentasse l’organizzazione appena nata. E qui entra in campo il “regista” di tutta l’operazione: Paul Lévy, dalla cui viva voce ascoltai la storia della bandiera quando egli insegnava all’Università Cattolica di Lovanio. Incontrai Lévy, allora poco più che sessantenne, in un’uggiosa giornata di fine autunno del 1971.
Paul Lévy, belga francofono di religione ebraica, quando il suo paese fu invaso dalle truppe naziste, fu costretto a riparare in Francia, dove venne arrestato e imprigionato. Proprio all’indomani del suo arresto, Lévy avrebbe dovuto essere battezzato, dopo aver percorso un periodo di preparazione con un padre domenicano che lo seguiva spiritualmente. Rientrato in Patria dopo la liberazione, Lévy, divenuto cristiano, accettò la nomina a funzionario addetto alla stampa e alla comunicazione del Consiglio d’Europa e come tale fu incaricato dal segretario generale del Consiglio, il veneziano Ludovico Benvenuti, di seguire le vicende relative alla bandiera. La scelta – come ha ricostruito diligentemente consultando archivi e fonti scritte Enzo Romeo (“Salviamo l’Europa” – A.V.E. – Roma, 2019) – “anziché essere occasione di riconoscimento di valori comuni” rischiò “di trasformarsi in un ostacolo che avrebbe potuto inceppare sul nascere” il Consiglio d’Europa. I bozzetti preparatori che facevano risaltare una croce – sul modello delle bandiere scandinave e del Regno Unito – furono respinte dai deputati social-comunisti dell’Assemblea parlamentare. Questi avvenimenti mi furono confermati successivamente da Ludovico Benvenuti, grande europeista, di cui De Gasperi aveva molta stima.
Durante l’incontro che ebbi con Lévy a Lovanio, gli chiesi se fosse vero l’aneddoto che girava negli ambienti cattolici europei, secondo il quale lui, da poco convertito, si sarebbe imbattuto in una statua della Madonna che aveva attorno al capo una corona di stelle che luccicavano, irrorate di sole, davanti a un cielo azzurro. Il professore non smentì e preferì sviare il discorso.
A vincere il concorso fu il bozzetto presentato dal grafico alsaziano ArsèneHeitz : dodici stelle d’oro in campo azzurro.
Solo più tardi, nel 1979, il Parlamento Europeo, nel 1983, presentò una risoluzione per adottare la bandiera del Consiglio d’Europea quale suo vessillo, che fu issato per la prima volta a Bruxelles, a palazzo Berlaymont, il 29 marzo 1986. In quella occasioneil presidente del Parlamento Europea disse:” La bandiera, che nella storia è sempre stata per le nazioni un simbolo di lotta, possa essere d’ora in poi il simbolo della lotta pacifica per l’Europa unita”.
Fin qui la storia. Ma che significato indica quella bandiera? La bandiera è un simbolo dell’unità di un popolo. Quella europea affratella popoli diversi, persone credenti e agnostiche, radici greche, ebree e cristiane. I commentatori si prodigano in molteplici spiegazioni.
I credenti vedono in essa l’unità delle dodici tribù d’Israele unite in un solo popolo, la concordia fra gli apostoli (anche se uno, Giuda, tradì e fu sostituito da Mattia).
I più ferventi devoti della Vergine ricordano l’Apocalisse (“Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici. ”), molti rievocano l’apparizione della Vergine nel 1830 a Catherine Labouréa Parigi in rue de Bac e l’invito a portare al collo la medaglietta miracolosa rappresentante la Vergine circondata da dodici stelle e questa apparizione si ricollega alla conversione di un facoltoso ebreo avvenuta davanti alla stessa immagine a Roma nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte nel 1842. Come non ricordare Massimiliano Kolbe, martire a Auschwitz, che sostando in preghiera nella stessa chiesa, decise di fondare l’associazione “Milizia dell’Immacolata”? Casualità simboliche per alcuni, motivo di speranza per altri.
Per i non credenti, il numero “12” rappresenta la perfezione, base della filosofia della scuola pitagorica e da sempre punto di riferimento nella vita della civiltà europea
Spiritualità, unità, concordia, radici greche della civiltà europea sono racchiuse nella bandiera europea. Raffaello in uno dei suoi più celebri affreschi raffigura la Scuola d’Atene mettendo al centro Platone e Aristotele. Il primo punta il dito verso il Cielo, il secondo tende la mano in avanti, verso chi guarda, verso la terra, la realtà terrena. La storia dell’Europa è un intrecciarsi tra la Trascendenza e l’uomo. L’Europa ha bisogno di ritornare a questo umanesimo integrale: la persona umana guardi in Alto e non tema il Dio della Bibbia e del Vangelo, dell’islam e l’universalismo dell’eredità greca. L’ immagine di queste tre colonne è l’immagine di unità nella diversità e di diversità nell’unità.
Il dramma interiore che vivono molti britannici, a cui si aggiunge il rincrescimento di altrettanti europei, è dovuto in parte alla mancanza di questo nuovo umanesimo che come un vento gagliardo sappia far garrire il suo simbolo di unione, di concordia, di perfezione, di ricerca del Trascendente.
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