Il tasso di disoccupazione in Italia risulta ancora molto elevato e riguarda tutte le fasce d’età, con particolare incidenza su giovani e donne. Questo in tempi di accelerata evoluzione per quanto concerne imprese e tecnologie.
I tratti strutturali del mercato del lavoro li condividiamo coi Paesi dell’Europa mediterranea e denunciamo una limitata valorizzazione del capitale umano. L’uscita dalla crisi si manifesta molto timida. Nel 2018 il tasso di occupazione nella fascia d’età dai 20 ai 64 anni risulta inferiore alla media europea ed è del 63% vs 73%; si riduce a 6 punti per gli uomini, mentre aumenta sino a 14 per le donne, che hanno però accorciato le distanze rispetto alle colleghe europee.
La performance negativa riguarda soprattutto le regioni del Sud e le isole. Marcatamente più evidenti sono le criticità del rapporto tra giovani e lavoro ed elevata è la quota di quanti né studiano, né lavorano, né attendono ad alcuna formazione. Un occupato su tre svolge un lavoro a termine e difficile è l’accesso agli impieghi che corrispondono ai titoli di studio conseguiti. Dove l’occupazione cresce, non crescono le ore complessivamente lavorate.
Un ruolo trainante è esercitato dall’industria 4.0 a elevata automazione. Digitalizzazione, automazione della robotica, internet delle cose (Internet of things) entrano in modo sempre più incisivo nei processi produttivi. Comunque le iniziative più avanzate dell’automazione mettono in seria discussione il rapporto lavoro-persona e inevitabile è l’impatto sulla struttura delle professioni.
Nuove competenze investono il campo dell’ingegneria dei processi, il trattamento e l’analisi dei dati, mentre i lavori esecutivi sono soppiantati dalle macchine.
Tre milioni di lavoratori sono a rischio di povertà in Italia. L’era 4.0 vede ampliarsi la quota di lavoratori con contratti atipici, nuove forme di parcellizzazione delle mansioni, ritmi e orari di lavoro dettati dalle ordinazioni tramite Internet, lavoratori che offrono servizi su piattaforme online, possibile luogo di condivisione, scambio, collaborazione tra professionalità e competenze.
Ai meccanismi del lavoro subordinato subentrano nuove forme di sottomissione, scarsamente tutelate in linea giuridica. L’economia della divisione alimenta la schiera dei precari e si ridisegnano le catene di produzione del lavoro. Onde instabilità dei redditi, fluidità della collocazione sociale ed economica. La vulnerabilità sociale è sempre più trasversale alle classi e i percorsi di vita e di lavoro divengono più discontinui.
L’Italia ha dato una svolta al sistema di welfare e alle politiche del lavoro. L’ottica è quella di coniugare la flessibilità del lavoro con la sicurezza sociale. Il lavoro è l’espressione migliore della piena appartenenza alla comunità. Bisogna investire nelle politiche attive (promozione dell’impiego), integrandole con quelle passive (sussidi di disoccupazione – welfare to work).
Dalla protezione del posto di lavoro si passa alla protezione dell’occupabilità del lavoratore. L’accesso ai benefici e alle tutele è subordinato alla ricerca attiva del lavoro da parte dei beneficiari. Ci deve essere la disponibilità ad accettare le proposte di formazione o impiego formulate dai servizi per l’impiego, pena l’inasprimento dei criteri di accesso alle indennità.
L’occupazione non è una categoria omogenea e non tutto il lavoro è occupazione. Si riscontrano carriere discontinue e intrecci molteplici tra vita e lavoro.
Altre attività che interessano sono quelle di cura nella sfera familiare. In Francia è stata lanciata la proposta di un Conto sociale universale personale, ove depositare e capitalizzare i diritti acquisiti nel tempo (tradizionali legati all’impiego e sociali di nuova generazione).
Bisogna studiare le dinamiche di trasformazione del lavoro. Dal lavoro si deve trarre non solo una fonte di sostentamento, ma va preso in esame anche il riconoscimento sociale e personale, come espressione della persona e compimento della sua realizzazione e dignità. È principio di legame sociale, dimensione costitutiva della condizione umana. L’obiettivo non è solo un reddito per tutti, ma un lavoro per tutti (Papa Francesco, incontro coi lavoratori dell’Ilva di Genova, 27 maggio 2017).
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