La festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti (in calendario il 24 gennaio) è stata l’occasione per due eventi particolarmente importanti. Il primo a Varese sabato 18 ha avuto per protagonisti Ferruccio De Bortoli e Alessandro Galimberti in un incontro che ha messo in luce le grandi trasformazioni dei mezzi di comunicazione e la crescente responsabilità non solo dei giornalisti, ma di tutti coloro che in qualunque modo diffondono notizie e commenti.
Il secondo a Milano sabato 25 è stato il tradizionale appuntamento dell’Arcivescovo con i giornalisti, un incontro che quest’anno è stato anticipato da una lettera di monsignor Delpini con le grandi domande sul significato e il valore dell’informazione. In particolare sui condizionamenti e sulle distorsioni che possono essere determinati dalla spinta di interessi particolari, dalle mode, dall’influenza del potere.
L’Arcivescovo ha voluto chiaramente impostare il discorso, come aveva fatto nel discorso alla città a Sant’Ambrogio, sulla fiducia costruttiva con cui possiamo e dobbiamo guardare al futuro. Perché la società attuale ha un grande bisogno di fiducia, di esempi positivi, di logiche aperte
Il nostro futuro è già oggi. Il mondo negli ultimi dieci anni è profondamente cambiato e vede una trasformazione profonda del sistema della comunicazione perché, come sottolineava il grande McLuhan, saranno gli strumenti a condizionare i messaggi, anzi saranno il messaggio.
E i nuovi strumenti, social network in prima fila, spiazzano completamente la “vecchia” figura professionale del giornalista aprendo le porte della comunicazione praticamente a tutti con una grande facilità e immediatezza di diffusione.
In questa prospettiva, come dimostra l’attuale realtà politica e sociale italiana, la formazione del consenso così come le tendenze dei giudizi sociali si formano per canali che sfuggono alla tradizionale mediazione giornalistica. Il risultato è che la percezione comune di rilevanti dimensioni sociali, come l’immigrazione o la criminalità, sono anche notevolmente sovrastimate rispetto alla realtà della generalità della popolazione.
Il giornalismo, nel senso tradizionale del termine, rischia così di diventare irrilevante anche perché sembra mancare, anche e soprattutto da parte della scuola, la capacità di indirizzare i giovani verso una corretta ricerca della qualità delle informazioni, ricerca che non può che nascere dalla convinzione dell’utilità di una corretta conoscenza di quanto avviene nel mondo vicino o lontano.
Il mondo è cambiato e l’apporto dell’informazione alla crescita della società può consolidarsi solo riconoscendo di essere partecipi, insieme a molti altri, di una grande trasformazione. Con l’esigenza, per i giornalisti, di esprimere con responsabilità i valori di una professionalità che non può essere al servizio del potere politico, delle mode culturali o, peggio ancora, degli interessi personali.
Per questo è necessario difendere la qualità dell’informazione. Perché il popolo non continui a scegliere Barabba.
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