Gli attrezzi del falegname si riunirono in assemblea. Il primo disse: “La sega morde, digrigna i denti e ha un carattere stridente. Non possiamo più tenerla con noi”. Un altro continuò: “La pialla ha un carattere tagliente e spiana tutto ciò che tocca. Va allontanata!”. “E forse il martello – soggiunse un terzo - non è da respingere? Da sui nervi, è pesante e fracassone!”. “E i chiodi? Non si può vivere con chi ha un carattere così appuntito. Via anche la carta vetrata: graffia sempre. Chi sta con lei vive sempre in continuo attrito. Il metro, poi: passa la vita a misurare gli altri secondo le proprie regole, come se fosse perfetto!”. Discussero così tanto da escludersi a vicenda.
Quando ritornò il falegname, tacquero di botto. Presa una tavola, la tagliò con la sega stridente, poi la spianò con la pialla tagliente. Quindi entrarono in azione lo scalpello che ferisce e la carta vetrata che graffia. Venne il turno dei chiodi del carattere appuntito e del martello che picchia e fa rumore. Si servì di tutti gli attrezzi dal cattivo carattere per fare una culla per un bimbo che doveva nascere!
Quando il falegname se ne andò, l’assemblea proseguì. Disse il martello: “Signori, è stato dimostrato che tutti abbiamo dei difetti. Ma il falegname ha lavorato con le nostre qualità. Questo ci rende tutti utili”. In verità il martello era forte, i chiodi univano, la carta vetrata eliminava le asperità, il metro era preciso ed esatto. Allora si sentirono una squadra capace di produrre cose di qualità. Furono orgogliosi delle rispettive forze e decisero di lavorare insieme.
Sono preziose le qualità di ogni essere umano e di ogni popolo; vanno conservate e coltivate, ma anche armonizzate con le qualità, i talenti delle altre persone e degli altri popoli. Solo a questa condizione abbiamo “una culla”, la sorgente della vita.
Come imitare in ogni campo – ecclesiale e famigliare, sociale e politico – questa capacità di dare unità e comunione alle diversità? Il “progetto” di famiglia nel quale crediamo e per il quale ci impegniamo, tende a costruire una “culla”, a promuovere la vita?
Chi svolge il compito del falegname che compone, armonizza, costruisce secondo un progetto? Noi non siamo solo attrezzi, preziosi e diversi, ma abbiamo in cuore la vocazione a “pensare” e “disegnare” il progetto capace di valorizzare le migliori intuizioni di ognuno.
Dialogare è il compito più urgente e più difficile. Presuppone la diversità, perché solo chi ha qualcosa da dire può dialogare. Esige il rispetto dell’altro e il dare ascolto alle sue parole.
Dialogare è la capacità del falegname di capire in quale momento e con quale modalità è opportuno utilizzare i diversi attrezzi per non recare danno al progetto che si vuol realizzare.
Dialogare è un’arte tutta da definire; è uno stile da imparare!
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