La senatrice Liliana Segre vive un periodo di popolarità che forse non aveva mai avuto nei suoi 90 anni di vita. È diventata una icona (come Greta o la “capitana” Carola Rackete) di cui i media moltiplicano l’immagine.
Ho un sincero e un profondo rispetto per la senatrice Segre e per quello che rappresenta, penso che si debba insegnare a tutti i giovani cosa sia stato l’Olocausto perché mai più nella storia dell’umanità si assista a cose simili ma – nello stesso tempo – questa spettacolarizzazione “ad orologeria” delle campagne mediatiche mi lascia perplesso.
Trovo per esempio molto triste che se giustamente vi siano infiniti ricordi sugli eccidi ebraici, non ci sia e non ci sia mai stata una altrettanta attenzione per stermini numericamente anche maggiori di cui non parla nessuno e sono dimenticati dalla storia. Quanti milioni di contadini ucraini e russi sono stati uccisi sotto il regime comunista sovietico? Quanti ebrei russi hanno fatto la stessa fine? Quanti oppositori sono spariti non solo in Argentina ma – numericamente decine di volte di più – nei lager cinesi? Quando per esempio sapremo tutte le verità sulle stragi di palestinesi a Beirut che hanno contribuito a diffondere il “virus” della violenza in tutto il Mediterraneo?
C’è questa anomalia di fondo nella gestione del ricordo: le vittime dei “nemici” rischiano in ciascuno di noi e per le nostre coscienze di essere più importanti delle altre. Varrà sicuramente anche nel mio modo di pensare (anche se non voglio e non ho mai voluto avere “nemici”) e ne faccio sincera autocritica, però il “peso” del ricordo tra “buoni” e “cattivi” esiste, è quotidiano, ed è in fondo un perpetuare l’antagonismo e la discriminazione.
Per questo non condivido il punto di vista della senatrice Segre sul fatto che a Verona vogliano assegnarle la cittadinanza onoraria e nello stesso tempo intitolare una via a Giorgio Almirante.
Ormai la Segre è diventata cittadina onoraria un po’ dovunque eppure ha dovuto arrivare ai 90 anni per ricevere questi generali apprezzamenti, ma perché opporsi ad una intitolazione civica?
“Perché Almirante era fascista” è la risposta, imputando ad Almirante presunte responsabilità razziste. Chissà se la Segre ha mai letto i libri di Almirante degli anni ’70 quando lui stesso (in “Diario di un Fucilatore” ad esempio) parlava di queste cose e di quel periodo in modo molto sereno, ammettendo anche le proprie responsabilità, ma sottolineando – per esempio – di aver poi salvato la vita ad amici ebrei romani ed esserne successivamente proprio da loro salvato a guerra finita, quando si rifugiò per diverso tempo nascondendosi nella loro casa.
Non ho mai sentito una parola, un discorso, un intervento di Almirante nel dopoguerra contro gli ebrei, né ho colto tematiche simili nei suoi comizi.
Ho invece un bellissimo ricordo di un lungo colloquio che ho avuto la fortuna di avere in casa del rabbino Elio Toaff a Roma, persona di grande levatura culturale e religiosa, e ricordo le sue parole sulla necessità di una maggiore fratellanza tra italiani che mi colpirono profondamente. “Nulla va dimenticato – diceva in sostanza Toaff – ma se non riusciamo ad uscire dal groviglio delle follie passate non cresceremo mai come nazione unita“
Perché, insomma, deve quindi essere “incompatibile” la duplice scelta della giunta di Verona? Se è giusto onorare la Segre perché dire sì a Via Togliatti (in Italia ne esistono decine) e no a Via Almirante?
Le responsabilità storiche di Togliatti all’ombra di Stalin (non giustificava forse l’infoibamento degli italiani da parte dei partigiani comunisti di Tito e purtroppo anche da parte dei suoi stessi partigiani comunisti italiani?) non sono infinitamente maggiori di quelle di un Almirante che nel 1938 aveva 24 anni e certo non firmava le reggi razziali?
Credo che la scelta di Verona sia sulla strada giusta ed ecco perché vorrei che la senatrice Segre non scendesse a livello di certe Sardine, ma – proprio perché di altra levatura morale – si facesse invece promotrice di gesti di riconciliazione evitando posizioni preconcette che rischiano di trasformarla in personaggio di parte.
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