-Caro Mauro, quella volta che…
“Caro Massimo, quella volta che mia cognata tornò a casa in lacrime dopo essere stata dal parrucchiere”.
-Le aveva torto un capello?
“Altro che uno. Glieli aveva tagliati quasi tutti. Pettinatura di nuova moda: cortissimi. Ridotti in quel modo all’insaputa della cliente”.
-Cioè?
“Quell’hair stylist, perché tale era, non chiedeva come volesse esser acconciata l’ospite del suo salone. Faceva lui, secondo ispirazione e maestria. Qualche volta, forse molte volte, sorprendeva la signora o signorina di turno per l’imperio del suo autonomismo. Ma il tempo s’incaricava in breve di dargli ragione”.
-Hair stylist, ovvero…
“Non un semplice parrucchiere. Un virtuosista del pettine, della spazzola, delle forbici. Difatti fece una straordinaria carriera”.
-È arrivato il momento di farne il nome…
“Si chiamava Gianni Manghi, di origini parmensi e poi d’insediamento varesino. Aveva il negozio nel centro storico, poco distante dall’allora grande magazzino Standa. Lo frequentava una considerevole quota rosa delle nostre concittadine. Con loro dichiarata soddisfazione”.
-Ma non solo loro…
“Da Manghi vennero stelle dello spettacolo da tutt’Italia, dalla Lollobrigida alla Sandrelli a tante altre. Negli anni Settanta divenne l’acconciatore più richiesto. Non si limitava a pettinare. Dava un contributo alla profilazione, se così posso dire, d’una personalità”.
-Esageriamo: sapeva cogliere nell’intimo?
“Non esageriamo affatto. Anzi, andiamo oltre: sapeva prendere per il verso poetico chi si affidava alle sue mani. Intendo: gli riusciva di leggerne l’animo. Perché da lì vien tutto, anche il desiderio d’avere un volto chiomato, dunque incorniciato, così piuttosto che cosà”.
-Riassumendo: stiamo parlando d’un artista…
“Manghi era un artista della parrucchieria. E un artista tout court. Dipingeva con tocco di qualità: acrilico, tempera, olio. Opere a colori, opere in bianco e nero. Quando si allestì alla Sala Veratti una mostra che ne celebrava il talento, la sua arte venne definita musiva, a significare la capacità di tenere insieme elementi eterogenei”.
-Ne usarono il talento importanti riviste di moda…
“A Manghi si debbono copertine divenute celebri. Come celebre fu la regina delle copertine, però di romanzi, sua cliente storica: Liala”.
-Varese conta su altri acconciatori di fama. Tino Parravicini, Andrea Casa, Alfredo Pellini. Lui di origini cremonesi…
“Una fila di fuoriclasse. Pellini aveva il salone dove prima c’era un’agenzia ippica. E pure lì sfilò il mondo dello spettacolo: Milva, Mia Martini, la Cinquetti eccetera”.
-Perfino l’etoile Carla Fracci. E Liliana Cosi…
“Le dive preferivano Varese, punto di riferimento perché sede d’eventi culturali di portata internazionale, primo fra tutti il Festival del cinema. Poi è venuto il tempo in cui hanno prevalso le derive”.
-Di onda in onda…
“Fino ad arenarsi”.
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