A Lugano, grazie anche alla Società Dante Alighieri, è stato presentato un libretto, piccolo nel formato ma grande per i contenuti. I luoghi del pensiero, con sottotitolo “Dove sono nate le idee che hanno cambiato il mondo” del giornalista-filosofo Paolo Pagani è – come recita il quarto di copertina – la personale ricostruzione di una certa idea di Europa. Giustamente Pagani afferma che politica ed economia sono strumenti imprenscindibili di comprensione perché forniscono il kit di smontaggio dei meccanismi di funzionamento di ogni società, ma che la cultura è ciò che ha reso inimitabile il Vecchio Continente. Lo ha fatto attraverso figure monumentali che, secondo il giornalista in questo suo viaggio di ricerca nel tempo e nello spazio, sono stati costruttori di mondi. Da Spinoza a Mann, da Darwin a Keynes il lettore è accompagnato in una ricognizioone del passato per comprendere non solo che cosa nel presente rischiamo di perdere ma come “spaccare dei paradigmi” sia la radice per avere una nuova visione del mondo. Le pagine del libretto, pubblicato nella piccola biblioteca di Neri Pozza, seducono come lo sa fare una vera narrazione divulgativa, che semplifica senza mai banalizzare. Gli undici grandi pensatori scelti da Pagani come testimoni delle idee fondative del pensiero europeo moderno sono fatti vivere, con le loro umanissime contraddizioni nei luoghi, case e spazi, che hanno alimentato il loro pensiero. Le idee abitano in luoghi e la memoria evocativa di quei luoghi è anche per chi legge un continuo viaggio di ricerca.
Il fil rouge delle pagine, che ci ricordano che noi apparteniamo ad dei luoghi, è l’intreccio stretto tra l ‘essere errabondo e il sapersi isolare, per ascoltare e dialogare con i rumori della mente. Benedicus Spinoza, figlio di ebrei portoghesi, conobbe la sofferenza degli spostamenti, Darwin con il suo vascello viaggiò per spirito di conoscenza, quasi novello Ulisse, Mann abitò in almeno dieci casi diverse. Errare per conoscere, viaggiare per capire la forza del pensiero anche in solitudine: anche questo valore educativo sanno comunicare, cioè dare in dono, le pagine di Pagani. Non è un caso che nel libro, che non è un trattato ma una lezione di vita e di vite, vengono ricordate le parole di Wittgentstein. “ Le mie lezioni non sono per turisti”. Proprio così. Nell’epoca del turismo di massa bisogna ritornare ad essere viaggiatori. Viaggiare nello spazio, e ancora più nella mente. Capire il senso di appartenere ad una comunità, quella Europea, non aver paura o falsa soggezione per i pensatori coraggiosi.
Immaginiamo, dunque,di essere insieme con Paolo Pagani a guardare “Una insegna bianca al neon in corsivo di Euroshop…. nella facciata color salmone della bassa palazzina in Simeonstasse 8 con una targa che avvisa : “in diesem Hause whonte von 1819 bis 1835 Karl Marx”. Lui terrorrizzò tutte le potenze della vecchia Europa contro uno spettro. Oggi -forse- c’ è un nuovo spettro che pare non terrorizzarci: l’incapacità di dialogare con coloro che seppero immaginare una nuova visione del mondo. O più semplicemente abbiamo paura del futuro senza saperlo immaginare. Paolo Pagani con chiarezza ci ha ricordato che dobbiamo tenere accesi i riflettori sulle idee che hanno cambiato il mondo. Non per nostalgia o spocchioso gusto storico ma per autentico senso del viaggio: una viaggio di scoperta. E se il viaggio è sempre possibilità di cambiamento,il viaggio nella cultura è il cambiamento. E poco importa se nella personale ricostruzione di Pagani sono assenti grandi figure. Anche capire che possiamo partire non da quello che manca, o vorremmo che ci fosse, è un piccolo grande insegnamento.
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