Il 24 gennaio il calendario dei santi celebra San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e dei comunicatori. Vissuto a cavallo tra Cinque e Seicento San Francesco di Sales è stato vescovo di Ginevra e si è caratterizzato per il suo apostolato che univa ai mezzi classici come la predicazione e la disputa teologica la pubblicazione di fogli volanti (i cosiddetti manifesti) che, pensati come mezzo di catechesi e informazione religiosa, potevano raggiungere tutti attraverso l’affissione murale o la consegna alle singole famiglie. E poi si ricorda come ai toni polemici e atteggiamenti severi Francesco preferì inoltre il metodo del dialogo e della dolcezza, seguendo la massima: “Se sbaglio, voglio farlo per troppa bontà piuttosto che per troppo rigore”.
In un certo senso San Francesco di Sales è stato un precursore dei social network, con i mezzi di quel tempo ovviamente: moltiplicare il proprio messaggio e farlo arrivare anche per vie non tradizionali a chi avrebbe potuto essere interessato.
In quegli stessi anni si era ormai diffusa la stampa a caratteri mobili inventata da Johannes Gutenberg a metà del Quattrocento. La prima grande rivoluzione nella comunicazione.
In questo terzo millennio di rivoluzione ne abbiamo viste e ne stiamo vivendo tante. Iniziando dalla rete che ha reso possibile le connessioni a livello mondiale, per proseguire con i sistemi di comunicazione audio e video, passando attraverso i social network e arrivando a tutti i diversi sistemi di comunicazione via internet.
È un mondo che è cambiato, un mondo che ha messo in crisi i vari modelli basati sulla carta stampata e i tradizionali quotidiani, sulla televisione con i programmi rigidi e cadenzati, sulla mediazione professionale dei giornalisti. Un cambiamento che presenta rischi e che offre insieme molte opportunità, un cambiamento che richiede tuttavia una massiccia dose di responsabilità. Perché l’informazione non è mai stata così abbondante, immediata, coinvolgente come ora, ma nello stesso tempo si moltiplicano le possibilità per un’informazione distorta, non veritiera, dettata da interessi particolari, talvolta inutile, ma più spesso pericolosa. Ecco allora la responsabilità di chi crea informazione, magari solo scrivendo agli amici su Facebook o Twitter, la responsabilità di chi si affida a queste notizie senza verificarle, di chi ha il compito (ed è il problema più complesso) di educare i giovani che rischiano sempre di più di essere schiavi degli smartphone.
Problemi nuovi che non si possono affrontare con i vecchi metodi, problemi che toccano da vicino le stesse prospettive della politica e della società. Non a caso la percezione dei fenomeni sociali, basti pensare all’immigrazione o alla sicurezza, è in Italia spesso lontana è molto più problematica di quanto sia in realtà e questo provoca scelte politiche fondate più sulla paura che sulla ragione.
Il richiamo alla responsabilità appare quindi fondamentale e non a caso proprio sulla responsabilità si impernia l’incontro che sabato 18 al mattino (ore 10 al Centro culturale Paolo VI in via San Francesco) invita i giornalisti varesini a festeggiare il loro patrono, incontro che prevede al suo centro l’intervento di uno tra i più autorevoli commentatori, Ferruccio De Bortoli, editorialista e già direttore del Corriere della Sera. Sono previsti anche gli interventi del presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Alessandro Galimberti, e del responsabile delle comunicazioni della Diocesi di Milano, don Walter Magni. La Santa Messa a conclusione dell’incontro sarà celebrata dal vicario episcopale per la zona di Varese, monsignor Giuseppe Vegezzi.
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