L’emendamento sulla legalizzazione e vendita dei derivati della cannabis, quella erroneamente definita cannabis light, era stato introdotto in maniera surrettizia nella legge di Bilancio che era in via di definitiva approvazione, con un atto grave, senza che potesse esservi alcuna discussione, coinvolgendo anche gli esperti in materia. L’emendamento non è stato consentito in Senato, sulla base di chiare pronunce della Corte Costituzionale. La prima del 2014 ha sancito che gli emendamenti ai decreti legge debbano essere omogenei alla materia in esame; la seconda del 2019, che riguarda la compressione della funzione costituzionale del Parlamento nell’esame di leggi e decreti, permessa eccezionalmente nel 2018, ma non più ammessa per gli anni a venire.
“Di fatto la legalizzazione esiste già, è stata introdotta con il decreto Renzi nella primavera del 2014, con l’antiscientifica distinzione tra droghe pesanti e leggere, la reintroduzione della non punibilità per la detenzione per uso personale (anche se trattasi di centinaia di dosi), annullando di fatto tutti gli effetti positivi di leggi precedenti. Le segnalazioni ai Prefetti, come previste dal decreto, sono aumentate del 20%, con età media dei segnalati di 24 anni”. (A.Mantovano)
Occorre citare ulteriori dati che sono forniti dal Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio, nella relazione del 2018, fornita al Parlamento, riguardante la prevenzione e monitoraggio delle tossicodipendenze.
Le operazioni antidroga della Polizia sono aumentate dell’8% rispetto al 2017.
La quantità di stupefacenti sequestrata è cresciuta del 60%, in quanto ve ne è molta di più in circolazione.
I derivati della cannabis sono il 95% della droga sequestrata.
Questi dati con chiarezza dicono che in Italia oggi è in circolazione tanta droga come mai avvenuto in passato e i fatti di cronaca, anche recenti, inducono a riflettere. Basti pensare agli incidenti stradali che avvengono nelle ore notturne senza che vi sia una causa identificabile, delitti efferati e gesti criminali in genere inspiegabili, se non per motivi legati alla droga ed agli effetti che essa produce su determinate aree encefaliche (ippocampo), con la perdita dei freni inibitori. Nei più giovani gli effetti sono ancora più devastanti: perdita della memoria, dell’attenzione, psicosi acute, intossicazioni acute ed anche involontarie nei bambini. È stato inoltre ipotizzato, sulla scorta dei dati pubblicati dal Dipartimento antidroga, in condivisione con la Polizia Stradale, che potrebbero essere 300.000 al giorno gli italiani che guidano sotto l’effetto di droga.
A questo grave quadro reale non corrisponde, come sarebbe lecito aspettarsi, un incremento delle denunce e delle condanne; al contrario, dei 38.614 segnalati ai Prefetti nel 2017, soltanto lo 0,3% ha raccolto l’invito ad eseguire un percorso di recupero.
È eccessivo parlare di “seria battaglia da intraprendere” nella prevenzione delle dipendenze? Crediamo di no, soprattutto una battaglia esistenziale, culturale, educativa, anche politica, che dovrebbe coinvolgere la scuola, tutti gli enti territoriali, le strutture sociali e tutte le istituzioni.
Alcune forze politiche sono alfieri della legalizzazione, contro “l’irrazionalità del proibizionismo”, che al contrario ha ridotto nel corso degli anni le morti per overdose, almeno in Italia; al contrario negli USA, dove l’uso della cannabis è legale, i morti all’anno per overdose sono 90.000 e l’Italia viene portata come esempio positivo di una seria repressione, per tutto quanto fatto fino al 2014.
Va detto che la legalizzazione della droga nasconde enormi interessi economici, non solo della criminalità organizzata, ma anche di multinazionali che agiscono nel settore. Sempre negli USA, precisamente in Colorado, il fatturato della vendita della cannabis ha superato di quattro volte quello dei Mc Donald’s. La legalizzazione inoltre non sarà mai completa, perché lo sfruttamento criminale di essa porterà inevitabilmente ad abbassare limiti consentiti ed età, ma cosa molto più importante, aumenterà la dipendenza dalla droga e porterà alla “distruzione di una generazione ed al furto del futuro commesso contro chi riceve danni irreversibili anche per una sola assunzione”.(A. Mantovano).
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