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Attualità

VENTI DI GUERRA

EDOARDO ZIN - 10/01/2020

iraqLo sciagurato intervento di Trump, che ha ordinato l’uccisione dell’eroe nazionale iraniano Soleimani, manovratore delle forze iraniane in Iraq, probabilmente scatenerà atti di terrorismo in vari angoli del pianeta.

Voglio ragionare su questo evento, ma non nascondo le difficoltà che incontro sia perché scrivo queste note cinque giorni prima della loro pubblicazione sia perché devo compiere sforzi intensi per districare l’imbrogliata matassa geo-politica che gli ha dato origine. Se per analizzare i fatti che si verificheranno nei prossimi giorni non ho strumenti adatti perché essi possono accelerarsi e mutare di ora in ora, per lo spazio in cui essi si svolgono mi sforzerò di dire qualcosa analizzando i fatti odierni alla luce dei fatti che li hanno preceduti. Per il tempo avrei bisogno di una sfera di cristallo, ma per lo spazio ho a disposizione il mio atlante aggiornato.

Nell’ultimo decennio i rapporti di forza e gli equilibri di potere nel Mediterraneo e nel Medio Oriente sono notevolmente mutati. Le cause sono molteplici: l’ormai imperitura questione arabo-palestinese, il risveglio del fondamentalismo arabo, lacerato tra sunniti, che sono la maggioranza, sciiti (circa il 15%), altri gruppi minoritari e dei loro sottogruppi e, soprattutto, il tentativo di paesi occidentali di impadronirsi dei ricchi giacimenti di petrolio di cui è provvisto il sottosuolo dei paesi abitati da seguaci dell’Islam.

È forse quest’ultima causa che ha intensificato la lotta per l’egemonia regionale nel Medio Oriente e che ha come protagonisti da una parte l’Iran, che fa leva sulle componenti sciite di diversi paesi e, dall’altra, l’Arabia Saudita, il Qatar, che sono sunniti. A ciò si deve aggiungere la Turchia preoccupata d’impedire l’affermazione ai suoi confini meridionali dei curdi, in maggioranza sunniti. Queste divisioni hanno alimentato la guerra civile in Siria e l’instabilità nel Libano.

Dopo l’intervento americano in Iraq (2003) – i cui effetti sono risultati opposti a quelli voluti – e l’eliminazione del regime di Saddam Hussein, forze sciite e forze sunnite cominciarono a scontrarsi tra di loro e con il gruppo estremista di Qu’ida.

Obama tentò di promuovere un sistema di sicurezza basato su un equilibrio cooperativo in grado di comporre i diversi interessi di tutte le potenze della regione, incluso Israele, grazie ad un riavvio della soluzione della questione palestinese, ma non ebbe successo. Grazie ad un accordo con Russia, Cina e Unione Europea riuscì a fermare il programma nucleare militare iraniano, ma da questo patto si ritirò Trump. Prima grande errore del teorico dell’America first!

All’abbattimento del regime di Saddam Hussein in Iraq e alla guerra civile in Siria è seguito un periodo di caos nei paesi che si affacciano sulle coste settentrionali del Mediterraneo: nel 2011 incominciarono periodi nella stabilizzazione in Egitto e in Tunisia; in Algeria, paese cruciale per gli approvvigionamenti energetici per l’Italia, si verificano sporadicamente pericoli di crescente instabilità politica accentuati dalla riduzione dei prezzi del petrolio; anche la maggiore tenuta del Marocco può essere messa a rischio. La Turchia sembra allontanarsi sempre più dalla Nato (di cui è un membro strategico) e disdegna ora il suo ingresso nell’Unione Europea.

E gli altri “grandi”? Mosca ha accresciuto la propria interferenza nella regione: sostiene Assad anche perché teme l’espansione del terrorismo islamico all’interno dei propri confini; Washington, anche a causa del suo presidente debole in politica interna per un possibile stato di messa in accusa e, di conseguenza, desideroso di distrarre la sua opinione pubblica, ha innescato una bomba dalle ripercussioni che potrebbero essere molto gravi e ha compiuto un ennesimo strappo dagli alleati che non ha avvisato della sua decisione di uccidere Soleimani; Pechino per il momento si è defilata, avendo essa interessi economici e politici soprattutto nell’Africa.

E l’Unione Europea? A parte le dichiarazioni rituali dei suoi rappresentanti istituzionali, finora l’Europa nella sua interezza non ha preso una comune decisione che riguardi l’attuale crisi. Ho creduto fin da giovane nell’Europa progettata da Schuman e da Monnet ma nel contempo sono altrettanto convinto che essa ha ultimamente perduto grinta. I cittadini europei potranno ricominciare ad avere fiducia nell’Europa se essa riprenderà il proprio cammino, trasformando l’attuale crisi in un’opportunità per rafforzare la sua politica estera e di sicurezza. Infatti, l’Europa per ristabilire la pace nel medio Oriente ha finora contato solo sulla caduta di Assad. Ha guardato più ad est che a sud. Dovrà per forza rinsaldare i vincoli tra gli stati, prendere una decisione strategica comune ed organizzare l’area mediterranea in chiave eurocentrica (ah, quante volte, in questi giorni, ho pensato a La Pira e ai suoi colloqui col Mediterraneo e a De Gasperi cocciuto nel pretendere una comune difesa europea!). Perché non pensare che i pilastri più solidi dell’edificio Europa sono stati piantati nei momenti di maggiore instabilità dell’Europa?

E l’Italia? Dovrà smetterla con i suoi “giri di valzer” con la Russia di Putin e con Trump per risolvere la situazione in Libia, smettere di essere polemica con Francia e Germania e, un po’ meno, con l’Egitto.

La verità è che l’Italia da decenni ormai non ha una sua propria politica estera, affidata a uomini che non hanno certo brillato per la loro capacità diplomatica e per la loro lungimiranza di comprendere i problemi di politica estera. La nostra politica estera è debole, naviga a vista. Siamo soprattutto solitari perché molti cittadini non hanno ancora preso coscienza di essere stati oggetto di menzogne dai cosiddetti movimenti sovranisti sponsorizzati da Mosca. Sembra di essere ritornati ai tempi che ricordano da vicino la caricatura dell’“Italietta”, ricca di ambizioni sproporzionate e insieme lamentosa e rancorosa.

Forse solo papa Francesco ha inteso la gravità del momento: “In tante parti del mondo si sente la terribile aria di tensione. La guerra porta solo morte e distruzione. Chiamo tutte le parti a mantenere accesa la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo e di scongiurare l’ombra dell’inimicizia”. Chi può dargli torto?

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