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Noterelle

IL RAMETTO, LE FOGLIE

EMILIO CORBETTA - 10/01/2020

fogliaQuest’anno le foglie autunnali sono cadute dai rami molto in ritardo, ma sono comunque cadute e continuano a cadere.

Attorno a me stanno andando via molte foglie care, tanti affetti se ne vanno. Ed anch’io sono in attesa di staccarmi a breve dal mio rametto a cui sono tanto affezionato. Io amo questo mio rametto e molto amo la foglia gentile attaccata accanto a me.

Dal mio rametto ne partono altri, che ai miei occhi sembrano molto più belli e più intelligenti del mio, ma anche lui, il mio rametto, ha dato molto alla mia ingiallita foglia che porta ancora qualche venatura verde. Questo rametto mi ha nutrito, sopportato, protetto.

Tutte queste foglie hanno giocato molto con le delicate brezze della nostra stagione, che ci hanno permesso di cantare dolci e melodici fruscii, fini sibili, stupendi teneri suoni. Foglie che hanno però dovuto combattere anche con i venti violenti dei temporali, che hanno resistito alle beccate vigorose dei passeri che le volevano strappare per i loro egoistici nidi. Hanno resistito alle insidie subdole dei funghi bianchi. Hanno distillato tanta linfa e prodotto tanta cellulosa approfittando della abbondante luce donata dalla nostra stella, il sole superbo, ma generoso che ci dona tanta energia modulata nelle stagioni.

Misteriose queste stagioni ricche di giorni belli, di giorni umidi, di giorni grigi, di giorni sereni, di giorni felici, di giorni di pianto.

Attorno a me tante, tantissime foglie si sono agitate per nutrirsi della luce necessaria per creare verdure dalle mille sfumature. Ci sono state sfumature affascinanti ma anche sfumature aggressive che abbruttivano il ramo grande. Mi piace pensare, ma forse è vero, che nell’insieme noi creavamo un verde bello e utile ai rami che, tutti uniti, creano la grande pianta, il grande albero della vita.

Noi foglie continuiamo a spuntare, ingrandirci, verdeggiare, cadere accanto a stupendi fiori e frutti che senza noi non possono esistere.

Non posso non amare il grande albero perché mi ha permesso di fare la mia piccola, umile esperienza utile, nel suo piccolo, a tutto l’immenso coro della grande foresta, madre del grande mistero che avvolge tutto, nutrito dall’amore del grande sole, il nostro astro.

Mi piace pensare che il grande albero e la foresta, di cui fa parte, siano il simbolo del grande progetto della vita, simile ad uno stupendo affascinante concerto che ci coinvolge nel motivo, nel fine, nella sinfonia dell’esistere, noi piccola umile nota. Noi talmente piccoli da poter essere assimilabili anche al punto geometrico che viene a far parte della linea che traccia il disegno della vita, collocata nel grandissimo infinito universo a noi incomprensibile

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