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In Confidenza

QUALCOSA BRILLÒ

Don ERMINIO VILLA - 20/12/2019

mariaMaria ‘diede alla luce’ suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio”. Natale è la notizia della nascita di un bambino povero, lontano da casa sua. Povero di tutto, ma non di papà e mamma.

Quella notte a Betlemme la stalla era buia… Eppure Luca dice chiaro che Maria “diede alla luce” Gesù. Basta spostarsi un po’ più in là dalla stalla di Betlemme per scoprire dove invece c’era tanta luce.

Nel buio di una stalla c’è il Figlio di Dio avvolto in fasce, nel buio della notte ci sono pastori avvolti dalla luce. Questo è Natale. Questo è il modo di agire di Dio. La sua gloria è riservata ai pastori, non a suo Figlio relegato nella povertà di una stalla. Si direbbe che è proprio Lui, quel Bambino dato alla luce… al buio, a costituire da subito la luce che avvolge gli uomini.

Riflettiamo sul Bambino dato alla luce al buio, che avvolge di luce noi, che di buio siamo esperti e che abbiamo così bisogno di luce! Lo notiamo incontrando persone malate e sofferenti o segnate dalla solitudine della vecchiaia: è come stare di fronte alla mangiatoia di Betlemme, al buio della stalla, a forme diverse di umanità avvolta in fasce (le fasce della fragilità in cui siamo stati avvolti alla nascita).

Dice questo il volto spento di chi ha sperimentato la morte di una persona cara: la morte del marito o della moglie fa dell’altro uno che quasi vive provvisoriamente. Chi non si fa domande sul senso della vita, specie quando la malattia sembra non dare più scampo? E poi quanti sono i silenzi stampati dentro sguardi rassegnati?

Mentre si trovavano in quel luogo… Maria diede alla luce suo figlio primogenito”. Sì, in quella casa: sono tutte delle piccole Betlemme quelle con un Gesù fragile. Bambino anche se con il volto di un vecchio o di un malato. Ma con una luce, che brilla lì accanto.

Quando c’è qualcuno in comunità che si prende cura delle tue fragilità: sono altre Maria, Giuseppe o gente che, come i pastori, veglia anche di notte. È sempre commovente la dedizione dell’amore che sa alleviare il male, sa generare speranza, sa stare in silenzio vicino a chi sta in silenzio, piange con chi piange, risponde – magari balbettando – a chi domanda. Questo è Natale. Il Natale di Betlemme trasportato dentro la nostra Chiesa, dove Gesù continua a prendere la carne più sofferente, più abbandonata, più bisognosa di aiuto.

Se imparassimo questa dolce legge della mangiatoia, e, invece di continuare ad additare il buio, sapessimo accettare di essere luce che lo dirada! Possiamo essere luce con la forza fragile del nostro amore. Lasciamoci avvolgere dalla luce di Dio, come i pastori a Betlemme, per poter illuminare col nostro stupore le tante “stalle” in cui Gesù continua ad assumere la nostra carne per salvarla.

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