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Opinioni

PREOCCUPAZIONE

MARIO DIURNI - 20/12/2019

eutanasiaTutta la vicenda relativa alla sentenza della Corte Costituzionale riguardante l’Art. 580 del CP sul suicidio assistito, oltre che riflessioni etiche, apre anche uno scenario preoccupante, nel quale sembra venir meno il ruolo della politica e della rappresentanza democratica.

Senza voler impropriamente addentrarsi nelle norme dei manuali di diritto costituzionale, si ricordano i passaggi attraverso i quali si è arrivati alla sentenza sul suicidio assistito: con l’ordinanza N° 207/2018 la Corte Costituzionale, in maniera sorprendente, rimandava all’udienza del 24 settembre 2019 la declaratoria di incostituzionalità dell’art.580 CP., sollevata dalla Corte di assise di Milano. Nello stesso tempo sollecitava il Parlamento a legiferare in materia, recependo comunque le indicazioni della Consulta. In parole povere assegnava al Parlamento il compito da svolgere, fissando perfino il tempo assegnato in un’ottica, a suo avviso, di “leale e dialettica collaborazione istituzionale” (§ 11 dell’ordinanza).

Il Parlamento ha colpevolmente rinunciato a produrre una normativa riguardante l’art.580 che potesse essere un punto di equilibrio condiviso fra le varie istanze e la Corte pertanto ha effettuato il “riempimento costituzionalmente necessario”, stendendo una nuova versione dell’articolo impugnato del Codice penale, con la sentenza n° 242 del 22 novembre 2019, con la quale ha sancito il suicidio assistito.

È necessario chiedersi consapevolmente se le Istituzioni rappresentative in Italia hanno ancora un senso, soprattutto se hanno ancora un futuro e se le forze politiche che rappresentano gli italiani in Parlamento sono consce che è in gioco “la stessa tenuta del sistema democratico”. Luciano Violante, come tanti altri, ha espresso la sua preoccupazione, affermando che “la garanzia dei diritti non sta più nell’unità e nella partecipazione alle istituzioni rappresentative”, ma “ il nuovo costituzionalismo sottrae alla politica e attribuisce al giudice anche il potere di riconoscere nuovi diritti” ed ancora più incisivamente scrive che “ la rappresentanza democratica lascia il campo ai tecnocrati del diritto: giuristocrazia invece della democrazia”. (Anatomia del potere giudiziario, Carocci, p. 24).

Restiamo convinti che dovrebbe essere il Parlamento, in tempi certi e brevi, a discutere ed eventualmente modificare l’art 580, magari con “un’attenuazione e differenziazione delle sanzioni dell’aiuto al suicidio” in casi particolari, come auspica anche il Cardinale Bassetti, evitando comunque la depenalizzazione dello stesso reato contemplato nell’articolo, che avrebbe conseguenze drammatiche, come accade nei Paesi in cui è legittima la pratica del suicidio assistito.

Restiamo altresì convinti che prima di tutto il Parlamento dovrebbe occuparsi della revisione delle DAT, disposizioni anticipate di trattamento, introdotte col la legge 219 del dicembre 2017; legge che ha aperto la porta all’introduzione del suicidio assistito e dell’eutanasia, di cui una percentuale risibile di italiani ha usufruito.

Come elemento di speranza vorremmo ricordare che è l’Aquila la città nella quale è stato stilato il minor numero di testamenti biologici, forse perché gli aquilani, da sempre abituati ad eventi naturali drammatici e luttuosi, hanno preferito occuparsi della vita e della rinascita e non del diritto di darsi la morte.

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