Una volta si diceva “in vino veritas”, lasciando sottintendere che in stato di ebbrezza si allentano i freni inibitori e finalmente si dice la verità.
Anche la religione, nel Vangelo di Giovanni, attribuisce a Gesù l’enunciazione per cui la verità rende liberi, e non a caso il motto “veritas vos liberat” venne adottato dai cavalieri templari, che tuttora lo osservano.
Molto più laicamente oggi mi sento di dire “in voto veritas” perché solo la verità del voto potrà renderci liberi, e a riprova di ciò basta analizzare i risultati di quanto accaduto in Gran Bretagna.
La linea populista e sovranista di Boris Johnson, con in prima posizione l’uscita dell’Inghilterra dalla Unione Europea, ha letteralmente travolto i partiti a trazione socialista, per primi i laburisti, consegnando Westminster ed il controllo del Parlamento Britannico, ai Tory, e quindi la guida del governo per i prossimi cinque anni a Bojo.
Gli effetti dei soli exit poll sono più che significativi dell’apprezzamento del “mondo reale”, e non degli strateghi di corridoio, sul voto che ha riconsegnato l’Inghilterra agli inglesi; la sterlina guadagna l’1,85%sul dollaro e l’1,09 % sull’euro.
Scrivono autorevoli commentatori che quanto avvenuto non potrà non avere un impatto epocale per il resto dell’Europa, Italia compresa.
In effetti così dovrebbe essere, ma dubito che così sarà.
Troppe scadenze in Italia, bisogna blindare e garantire prima che possiamo, col voto popolare, liberarci dalla assurdità di un Parlamento che non è più nemmeno lontanamente speculare al sentiment del Popolo, come appare chiarissimo dai risultati di tutte le votazioni comunali e regionali.
Dovrà infatti essere l’attuale Parlamento, ormai ridotto ad un vero e proprio sepolcro imbiancato, ad eleggere il prossimo Presidente della Repubblica e dovranno essere i suoi componenti a garantirsi fino all’ultimo giorno di legislatura, perché “tengono famiglia” e ciò in previsione degli effetti del taglio del numero dei parlamentari.
Conte annuncia per gennaio una sorta di “tagliando” al programma di Governo. Viene da chiedersi: prima o dopo il 26 gennaio?
Possibile che dopo 160 anni si ripeta il miracolo del prestare ascolto al “grido di dolore“ che viene dal popolo e che, ad esito del “ tagliando “ decidano di auto rottamarsi ridandoci la libertà di voto?
Nel frattempo non posso non chiedermi: “Quousque tandem abutere patientia nostra?”.
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