La visita di papa Bergoglio a Greccio, sulle orme del santo di Assisi, è una sferzata di passione cristiana che scuote di nuovo le coscienze, è come se all’improvviso quel mondo nel quale siamo stati educati e condotti da appassionati accompagnatori, improvvisamente sorgesse a riannodare le bellezze di una civiltà, quella cristiana, che ha lasciato ampi margini di riconfigurazione soprattutto in tempi come questi, dominati da varie forme di velleità e di incongruenze, dove sempre più spesso si eleva la tentazione di poter fare a meno di valori fondamentali.
Per fortuna la chiesa torna sempre a essere profetica, in particolare quando le parole diventano veleni sparsi per frodare quella generosa voglia di solennità che agita le persone. Papa Francesco è come sempre in prima linea, dentro la storia. Con i suoi gesti e i suoi esempi riapre le porte di una speranza che non finisce mai di stupire, in particolare quando si allinea alle esigenze di spiritualità della gente comune, quella che crede senza il bisogno di miracoli e che non vuole dimenticare chi nella storia la lasciato segni inconfondibili di civiltà.
Rivedere Greccio, osservarne la nuda bellezza, entrare con cuore aperto nelle penombre di una mistica e religiosa architettura romanica, riconciliare il cuore con il riposante umore della fede, ripercorrere l’imitazione di Cristo di un santo che ha voluto eternare il miracolo di Betlemme, è avvicinarsi alla scadenza del santo Natale con l’accortezza di chi non vuole perdere nulla di quella tradizione che è stata e continua a essere supporto e sostegno di generazioni di uomini e donne, di gente che si è appoggiata e si appoggia all’esempio cristiano per dare un senso compiuto alla propria esistenza.
Il ritorno di papa Bergoglio nel luogo del presepe vivente di Francesco è segno inconfondibile di quanto possa ancora incidere la fede cristiana su un mondo che perde via via di vista la strada da percorrere, è una luce che, grazie al Natale, riempie di nuovo il cuore dell’uomo di solennità e certezze, alimentando la voglia di essere davvero cristiani fino in fondo. Riproporre l’essenzialità del presepe nella famiglia è come riaprire il senso di una storia che ha radici profonde nel cuore dell’uomo e che mai come oggi si sente di nuovo perno attorno al quale l’uomo stesso vuole ricostruire la propria identità, evitando di essere sopraffatto e annichilito dall’utopia del progresso.
Con papa Francesco riprende vigore la bellezza del presepe e la vita si accende di nuova energia, di voglia di essere e di collaborare alla rinascita di un’esistenza spesso calpestata e svilita da un eccesso di presunzione.
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