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In Confidenza

SAPERSI COMMUOVERE

Don ERMINIO VILLA - 13/12/2019

compassionePapa Francesco ha così sintetizzato la vita – e quindi lo stile, la teologia – del Pastore: vedere, avere compassione, insegnare.

«Il primo e il secondo (vedere e avere compassione) sono sempre associati nell’atteggiamento di Gesù: infatti il suo sguardo non è lo sguardo di un sociologo o di un fotoreporter, perché egli guarda sempre con “gli occhi del cuore”. Questi due verbi configurano Gesù come Buon Pastore.

Anche la sua compassione, non è semplicemente un sentimento umano, ma è la commozione del Messia in cui si è fatta carne la tenerezza di Dio. E da questa compassione nasce il desiderio di Gesù di nutrire la folla con il pane della sua Parola, cioè di insegnare la Parola di Dio alla gente. Gesù vede, Gesù ha compassione, Gesù ci insegna» (Angelus – 19.07.2015).

I discepoli, partiti a due a due, tornano carichi d’umanità toccata e guarita. Attorno a loro si addensa comunione, al punto che la folla era così numerosa che non avevano neanche più il tempo per mangiare. Aggregano molti e questo può essere esaltante; il successo può apparire loro come la benedizione di Dio sulla missione.

Invece Gesù, da buon maestro, vede più lontano: il successo non lo esalta, l’insuccesso non lo deprime. Queste cose sono solo la superficie mobile delle onde e non la corrente profonda degli eventi.

Allora li riporta all’essenziale: “Venite in disparte, con me, in un luogo solitario, e riposatevi un po’“. Il mondo è un immenso dramma, e Gesù, invece di ributtare i suoi, subito, dentro i campi sterminati della missione sempre urgente, li conduce nel deserto. Quasi a perdere tempo. E in un luogo solitario come questo parla al cuore (cfr Osea 2).

In questo tempo in disparte, il Signore concede ciò che ha promesso in precedenza e che, di fatto, è più necessario: concede se stesso. E trasmette il segreto del Regno e della vita. La vera terra promessa non è un luogo geografico, ma un tempo con il Signore, per dare respiro alla pace, per dare ali al cuore, per essere riempiti della sua Presenza, per innamorarsi di nuovo.

Sbarcando, vide molta folla ed ebbe compassione di loro. C’è un dilemma fra la stanchezza degli amici e lo smarrimento della folla. Partito con un programma importante, ora è pronto a cambiarlo. Partiti per restare soli e riposare, i Dodici imparano ad essere a disposizione dell’uomo, sempre. A non pensare a se stessi, ma al dolore e all’ansia di luce della terra. La prima cosa che i suoi amici imparano da Gesù è di sapersi commuovere.

Il tesoro che porteranno con sé dalla riva del lago è il ricordo dello sguardo di Gesù che si commuove. È lo stesso tesoro che noi cristiani dobbiamo salvare oggi: il miracolo della compassione!

 

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