In punta di piedi senza fare rumore la Regione Lombardia si è chiamata fuori dall’Accordo di programma per “il miglioramento dell’accessibilità” al Sacro Monte di Varese siglato a suo tempo con Comune, Provincia e Parco del Campo dei Fiori. Era stato sottoscritto quando la seconda Giunta Fontana pensava alla realizzazione del contestatissimo parcheggio alla Prima Cappella poi cancellato dalla volontà di tantissimi cittadini, da forze civiche come Varese 2.0, dallo stesso Pd e da molti esperti: architetti, geologi, ingegneri, critici d’arte. Secondo le dichiarazioni dell’Assessore ai lavori pubblici Andrea Civati, per il parcheggio, la sua progettazione e la conseguente riorganizzazione dei trasporti pubblici, l’Accordo prevedeva un impegno complessivo di 2. 970 mila euro, 1.455 mila messi direttamente a disposizione da palazzo Lombardia, 297 mila dalla Provincia di Varese, 1.188 mila euro dal Comune e 29.700 dal parco del Campo dei Fiori. Il parcheggio dell’amministrazione Fontana puntava alla costruzione di 91 posti auto al costo medio di 30-32 mila euro l’uno.
Messa una provvidenziale croce (autunno 2016) sul multipiano sotterraneo che, tra l’altro, avrebbe dovuto essere scavato in un terreno geologicamente sconosciuto a pochi metri dalla chiesetta seicentesca dell’Immacolata, era ragionevole pensare che in questi anni almeno una parte delle elencate risorse fosse impiegata per rendere più agevole, ordinato e rispettoso dell’ambiente l’accesso al Sacro Monte. Sembra dunque legittimo ipotizzare che l’abbandono unilaterale da parte della Regione dell’Accordo di programma sia strumentale – della Lega l’assessore competente, Claudia Terzi- rispetto alle future scadenze elettorali varesine (2021) anche se ancora lontane. Come dire: il Parcheggio della Prima Cappella era l’unica soluzione realistica, chi non l’ha voluta ora si arrangi nella complicata impresa di migliorare l’accessibilità al Monte. Noi, ovvero la Regione, non ci mettiamo un soldo.
Come tutti sanno l’accesso è un problema antico che si è via via aggravato negli anni successivi alla chiusura delle funicolari complice il boom senza fine della motorizzazione privata che da tempo andrebbe limitata, con intelligenza e severità per non compromettere il delicato equilibrio del luogo. Una prima osservazione da fare è che l’utilizzo della funicolare piace ai visitatori locali e ai turisti – sempre più numerosi – che vengono da fuori. Letteralmente ibernata per anni dopo il suo recupero strutturale, nell’ultimo triennio ha recuperato la bellezza di 32 mila utenti: erano 20 mila nel 2016 a fronte dei 52 mila del 2018. Queste cifre dimostrano che la domanda di trasporto dolce e spettacolare – sia pure per un lasso di tempo davvero limitato (tre minuti) – esiste e si va consolidando. Come è ovvio il servizio è richiesto soprattutto nei weekend e nelle poche festività infrasettimanali rimaste nel calendario. Ne deriva che i ricavi di un’area di sosta a pagamento sarebbero consistenti solo nei fine settimana e scarsi invece nei giorni feriali. La necessità di poter disporre di un punto di scambio tra mezzi privati e mezzi pubblici resta comunque prioritaria. Sembra però assai più ragionevole, come sostiene l’attuale maggioranza di Palazzo Estense, puntare su una struttura utile sia alla sosta per la città (Stadio di Masnago o pratone alla ex rimessa dei tram in fondo a viale Aguggiari aggiungiamo noi) sia a quella per il Sacro Monte. Naturalmente dal luogo di parcheggio i collegamenti con il centro città e con la montagna dovranno essere frequentissimi e agevoli per tutti. Qualora decollassero come tutti auspicano anche il rilancio del Grand Hotel Campo dei Fiori e il recupero contestuale della “sua” funicolare, la costruzione di un multipiano di interscambio sarebbe ancora più indispensabile. L’accessibilità alla vetta del Campo con mezzi privati è infatti ancora più complicata e nociva all’ambiente di quella al Monte. In questa prospettiva la fuga della Regione dall’Accordo di programma rende davvero tutto molto più difficile e incerto.
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