C’è modo e modo di arrivare, una qualificazione superandola o non superandola: c’è quello di Chelsea e Napoli e c’è quello di Olimpique ed Inter.
Si parla di Champions, League, ovviamente, e se ne parla tanto volentieri – soffermandosi con gusto, con piacere calcistico – dei primi due; se ne parla in maniera sfuggente scrollando il capo con delusione degli altri due.
Se ne parla prescindendo dal risultato (dalla pur grande importanza) ma solo per il merito, lo spettacolo, il gioco o per le stesse cose tutte in negativo.
E allora si dovrà fare tanto di cappello ad un Napoli che, pur sconfitto sul terreno avversario, pur dovendo lasciare il campo con il pianto in gola l’ha fatto con l’onore di tutte le armi vincendo, prima, sul proprio terreno con prestazione magistrale addirittura piuttosto rassicurante in vista del ritorno e pur perdendo sul campo avverso meritandosi applausi e consensi unanimi.
E si dovranno spendere altrettanti elogi per il Chelsea che, ribaltando il risultato dell’andata, ha superato un turno che si era messo su una china piuttosto ardua da risalire.
Eccellente spettacolo e tristezza solo per gli appassionati napoletani simpaticamente e rumorosamente presenti ad incitare la propria squadra relativamente alla quale in mezzo ad una miriade di lodi per la scioltezza di una manovra avvincente rimangono le solite note sottotono per una difesa piuttosto ballerina e per la conferma dell’indispensabilità delle reti di Cavani senza le quali agli azzurri vien meno il concretarsi di un gioco più che eccellente.
E, restringendo il fuoco dell’obbiettivo solo alle faccende interne, infiniti elogi devono essere riservati a Juventus e Milan per quel bellissimo spettacolo che hanno saputo dare nello scontro diretto in Coppa Italia in quel di Torino. Spettacolo illustre sotto tutti i profili: da quello tecnico a quello caratteriale misti di lealtà sportiva.
L’altro modo (cui si faceva cenno) di arrivare a giocarsi una qualificazione è stato quello di Olimpique ed Inter due squadre tanto mal messe da consentire, in tutta tranquillità, di affermare che a quel traguardo l’una come l’altra non avrebbero dovuto arrivare.
In una modestia tecnica a dir poco ossessiva le due compagni hanno sciorinato un bagaglio di mediocrità veramente dispensato con pari capacità di porlo in essere.
Nella sua insufficienza totale e complessiva l’Inter non ha più la benché minima attenuante. L’Olimpique, almeno, conscio della propria modestia ha giocato, appunto, affidandosi alla mediocrità che è propria del suo valore tecnico.
E alla fine anche per questo, ma soprattutto per il risultato, ha esultato insieme al prode Deschamps che delle scarse doti della sua squadra era ben conscio non facendone mai mistero.
Giusto, quindi, esultare. Ma la sfavillante coppa dei Campioni avrà, sicuramente, abbassato le sue più che abbondanti orecchie.
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