La Scala in ghingheri pucciniani ovaziona l’entrée di Mattarella: gl’italiani rappresentati dalla milanesità, stufi di quest’Italia così poco milanese, denunziano d’avere la Tosca al naso. I cinque e più minuti d’applausi al presidente della Repubblica, figura giudicata di profilo politico/etico inarrivabile dal resto del coté istituzionale, esprimono l’insofferenza verso gli urlatori un tanto a fesseria, gl’incapaci caricatisi di responsabilità inadeguate alla loro pochezza, i voltagabbana che il mattino pensano in un modo e la sera all’opposto. Nello storico teatro c’era l’anima del Paese che lavora, produce, si sacrifica, chiede molto a sé stesso e idem pretende dal resto del mondo, vicino e lontano. Perciò ha lanciato un appello silenzioso e scrosciante.
Due giorni dopo il capo dello Stato, ricevendo al Quirinale un gruppo di studenti liceali, vi ha dato séguito. Di fronte alla chiassosa/muta domanda di un’Italia perbene, morale, onesta s’è speso con parole dure sul tema dell’evasione fiscale: un vero e proprio crimine. Ha detto Mattarella: chi non paga le tasse sfrutta quelle onorate dagli altri. 119 miliardi sottratti allo Stato l’anno scorso, una cosa indecente. E ancora: se simile malaffare scomparisse, le possibilità d’aumentare pensioni e stipendi e di ridurre i tributi a chi li versa crescerebbero di molto. Un problema di norme, interventi, controlli e verifiche. Ma soprattutto di mentalità da cambiare radicalmente, di cultura da diffondere capillarmente: se non si comprende che solo lo sforzo comune d’una società può condurre al suo equilibrato sviluppo, continueranno/resteranno ingiustizia, albagia, burbanza, protervia.
Mattarella non è certo l’uomo forte che i sondaggi attribuiscono ai sogni d’una gran quota di noi (ahinoi). Ma è forte l’insofferenza che, in mancanza d’alternativi recapiti, gli s’intende consegnare. È lui che fa il paio -pratico, non solo ideale- con le sardine, movimento in cui confluiscono disillusione, malcontento, sfiducia trasversali/totali. Sardine non vuol dire solamente giovani. Vuol dire anche giovani-adulti. Vuol dire adulti. Vuol dire maggioranza garbata nei modi, rivoluzionaria nei pensieri. Che va da destra a sinistra passando per il centro. Che non ha mai creduto di potersi radunare sotto le insegne d’un partito presidenzialista, ma che si riconosce nei valori dal Presidente sempre espressi e bellamente ignorati, quando non derisi.
Perciò assistiamo a un fenomeno di saldatura della protesta, di singolare e spontanea entente cordiale, dal basso all’alto e viceversa. All’insaputa del basso e dell’alto. Sembrerà banale, tuttavia a cementarla è specialmente un materiale semplice/primario come il buonsenso. Rispettare gli altri per essere rispettati. Dare solidarietà per riceverla. Riconoscere il merito privilegiando la competenza. Coltivare la speranza senz’affidarsi ai disperati. Disperati non perché cercano un indispensabile aiuto, ma perché vogliono darsene di superfluo a discapito altrui. È il duello tra serietà e furbizia: chissà che, a sorpresa, non finisca per vincere la serietà tramite la persuasione civile, moderata, realistica e al netto di temibili strumentalizzazioni.
Ps
Un tempo si potevano conoscere i redditi degl’italiani. Molti giornali li elencavano: era un atto di trasparenza. Dal 2008 non più: la legge sulla privacy lo vieta. In numerosi Paesi europei e non europei (negli Usa, per esempio) si pubblicano i nomi di chi commette il reato d’evasione fiscale. Sentenze definitive, naturalmente. Ecco un esempio da importare.
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