La prima volta che mi sono imbattuto nell’espressione minoranze creative è stato in una conferenza sulla secolarizzazione che il cardinale arcivescovo di Utrecht tenne a Cracovia il 29 maggio scorso.
Egli riprendeva una breve intervista di Benedetto XVI sull’aereo verso la Repubblica ceca dieci anni prima in cui sosteneva che “normalmente sono le minoranze creative che determinano il futuro e in questo senso la Chiesa cattolica deve comprendersi come minoranza creativa che ha un’eredità di valori… Una realtà molto viva e attuale”.
Benedetto XVI ha applicato questa idea introdotta dallo storico inglese Arnold Toynbee (1889-1975) che nel 1934 dopo avere studiato ventisei civiltà aveva concluso che la loro nascita era dovuta al modo in cui le minoranze creative avevano reagito alle sfide della loro epoca.
Perciò sia nel caso del cardinale Eijk sia in quello del Papa emerito non si tratta di desiderio di difendere posizioni ormai passate ma di proposte vive, attente alla situazione attuale.
Che cosa significa per noi?
Innanzitutto la consapevolezza di essere minoranza creativa senza continuare a rimuginare sul “passato glorioso” e sui numeri di afflusso di persone nelle comunità. Come dice l’arcivescovo olandese “nel costo degli edifici non sta la nostra salvezza”.
In secondo luogo la necessità della formazione delle comunità dei fedeli. Si vuole dunque dare un aiuto per questo.
In terzo luogo il fatto che la minoranza creativa, vivendo una fede viva inclusa la morale (che ne è una dimensione intrinseca) in modo convincente e attivo, abbia un influsso decisivo sulla cultura dell’iper-individualismo che andrà a finire.
Penso che queste tre caratteristiche debbano essere ugualmente presenti nelle comunità per non esasperarne una sull’altra e che occorra una “narrazione” in grado di farle conoscere.
Come esorta il professor Robertino Ghiringhelli, storico varesino di lunga data, in ogni sua intervista a Radio Missione bisogna trovare ogni mattina qualche buona notizia per dar motivo ai nostri giorni. Nessuno ha in modo esauriente la consapevolezza, la capacità di formare e di influire decisamente sulla cultura dominante, ma tutte le comunità possono imparare dalle altre, valorizzandone il bene.
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