Ritornare ai nastri di partenza. Questa in buona sostanza la proposta dell’opposizione leghista (bocciata dalla maggioranza a fine novembre) in merito alla tormentatissima e annosa vicenda del recupero della ex caserma Garibaldi e della sistemazione dell’enorme vuoto urbano che le sta davanti da più di trent’anni. Un’assurdità se si considerano le perdite di tempo accumulate negli anni e i soldi già spesi in varie direzioni e l’ormai indifferibile urgenza di sanare un vero e proprio tumore urbano nel centro della “città giardino”.
La storia si trascina dall’87 quando l’allora sindaco democristiano Maurizio Sabatini annunciò un grande progetto di trasformazione, in sinergia pubblico-privato, per far posto a un albergo, a un teatro di 1800 posti, a un Centro Commerciale (le pretenziose quanto architettonicamente mediocri Corti cresciute tra gli scandali giudiziari) sacrificando il dignitosissimo Mercato Coperto in stile liberty.
Di fatto si aprì per l’antica piazza d’armi, poi del mercato, la stagione degli errori e degli orrori a staffetta tra i tre sindaci leghisti Fassa, Fumagalli e Fontana. Il primo puntò al potenziamento del polo universitario destinando la caserma a tale scopo visto il primo e già consolidato insediamento nell’ex collegio Sant’Ambrogio; con il secondo, Aldo Fumagalli, l’accordo con Università e Ministero sfumò e il Comune dovette pagare una sostanziosa penale ai partner; il terzo, Attilio Fontana, ne decise invece l’acquisto dal Demanio per 2,4 milioni di euro poco prima che lo Stato decidesse di cedere gratuitamente ai Comuni le vecchie caserme. L’acquisto fu fatto a prescindere dallo stato di decozione del vecchio immobile militare e senza che venisse fatta un minimo di chiarezza sulla sua destinazione e su quella della piazza.
In complesso una vicenda – qui sommariamente ricordata – sulla quale ha scritto su RMFonline pezzi documentatissimi e urticanti l’ex consigliere comunale Rocco Cordì, pezzi meritevoli di essere raccolti in un volumetto affinché la città non dimentichi una delle pagine più opache della sua storia recente.
All’acquisizione dell’immobile seguì una lunga stagione di dibattiti, sogni e utopie mentre la piazza cadeva progressivamente in un degrado endemico che tutt’ora allarma, soprattutto nelle ore serali, chi si affaccia al grande vuoto per ragioni di lavoro o per raggiungere il sottostante maxi parcheggio. E ciò nonostante i notevoli sforzi fatti in tema di sicurezza.
Intanto, nel maldestro tentativo di attenuare il crescente abbandono, nel 2007 vennero messi a dimora numerosi berceaux fioriti per la modica cifra di 86 mila euro più Iva, abbattuti poi negli anni successivi insieme con i gradoni a suo tempo costruiti nel corso di una prima sistemazione, rimasta peraltro incompiuta, a cura dell’architetto Ettore Mocchetti. Costo del piccone demolitore: circa 200 mila euro.
Navigando a vista e spesso nel buio fitto si arrivò nella primavera del 2015 al varo da parte della giunta Fontana di un frettoloso e approssimativo masterplan dell’intera area che prevedeva: la riqualificazione dell’intera piazza; la trasformazione della caserma in polo culturale in grado di ospitare una nuova biblioteca civica; la costruzione di un moderno teatro al posto del vecchio gibbuto Apollonio; un pesante intervento edificatorio sulla collina del Montalbano di 13 mila metri quadrati fuori terra a destinazione terziaria e residenziale. Naturalmente previa demolizione dell’intero complesso dell’ex Collegio Sant’Ambrogio e trasferimento in loco dell’Azienda sanitaria locale oggi ben sistemata nell’ex Ospedale psichiatrico di via Ottorino Rossi.
Il tutto frutto di un’intesa (Accordo di programma) tra Regione Lombardia, Comune, Provincia (poi fece marcia indietro) e Università. Sfumava intanto, per un vincolo monumentale imposto dalla Soprintendenza sull’intera caserma, la possibilità di un parziale abbattimento delle parti meno nobili dell’edificio (la cosiddetta manica lunga su via Spinelli) e l’inserimento del teatro negli ampi spazi interni che si sarebbero resi disponibili scongiurando così l’assai poco convincente trasferimento della Biblioteca da Palazzo Estense. Una soluzione che avrebbe consentito un intervento architettonico innovativo, almeno in linea di principio, come suggerito dal movimento civico Varese 2.0 nel settembre 2015, ed evitato spese molto elevate per il consolidamento strutturale della Garibaldi. Si parla infatti di 1 milione e 200 mila euro già sborsati, una cifra davvero molto consistente e con buona probabilità destinata a crescere ancora.
Il concorso di progettazione avviato poco tempo dopo premiava lo studio milanese dell’architetto Galantino che a breve, stando alle dichiarazioni di Palazzo, dovrebbe presentare il progetto esecutivo per la ristrutturazione della Caserma e la sistemazione della piazza che, tra l’altro, dovrebbe riaccogliere il mercato con tutti i relativi problemi logistici da affrontare. Spariti dai radar per ragioni finanziarie sia il nuovo teatro (si pensa come è noto al recupero del Politeama) sia l’improponibile e folle assalto cementizio alla collina Montalbano, non resta che sperare realisticamente in una soluzione decorosa senza ulteriori perdite di tempo.
Restituire alla città un edificio funzionale, vivibile e una piazza rianimata è un impegno che non può più essere disatteso. Al netto di tutta una catena di scelte sbagliate fatte e di altre molto discutibili cumulate in tre decenni.
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