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Opinioni

MUTUO SOCCORSO

RENATA BALLERIO - 29/11/2019

somsPossiamo anche ammettere che la Storia, la grande storia, per molti non è maestra.

Dobbiamo, però, riconoscere che nella storia, anche in quella meno conosciuta, ci sono le radici del futuro.

Ben ha fatto – di recente – l’associazione mazziniana di Varese a dedicare una mattinata di riflessione sulla storia delle SOMS. L’acronimo, non a tutti noto, indica le Società operaie di mutuo soccorso. E molti, giovani e anche meno giovani, non conoscono la lunga storia di queste associazioni, che hanno rappresentato un importante tassello nella vita sociale e culturale italiana.

Oggi può sembrare anacronistico parlarne, non solo perchè la classe operaia non è andata in paradiso ma anzi sembra dimenticata. E parole come mutuo soccorso appaiono obsolete non solo come termini ma come modo di essere.

Diciamo subito, a scanso di equivoci, che ripercorrere le loro attività e scopi non è esercizio esclusivo di appassionati storici ma, anzi, è una opportunità per capire come affrontare anche oggi, con concrete soluzioni di solidarietà, le numerose fragilità sociali. La loro nascita si può far risalire al 1848, in modo particolare nel Regno Sabaudo. Lo Statuto Albertino, con l’articolo 32, concedeva ai sudditi “ il diritto ad adunarsi pacificamente e senz’armi”. Questa concessione deve essere letta in parallelo a un embrionale sviluppo industriale. Studiando la storia delle SOMS, si viene, così, a conoscere che a Torino nel 1850, si tenne un’Assemblea, definita Società, degli operai e che tre anni dopo ebbe luogo nel 1853 il Primo Congresso delle SOMS sarde. Le informazioni storiche ci ricordano inoltre che dopo il 1860 si ebbe un grande sviluppo di queste società. Promotori furono spesso ex garibaldini che concretizzavano l’incitamento di Garibaldi a un nuovo, vitale impegno sociale.

Proprio per questo molte società furono intitolate a Giuseppe Garibaldi o lo ebbero come presidente onorario. A titolo meramente esemplificativo nel 1860 in Italia esistevano 66 società operaie di Mutuo Soccorso, di cui 21 a Milano e nel 1862, in tutta Italia, erano già 113. Il 1862 è importante anche per Varese, anno in cui nella notte di santo Stefano venne dato il via in una osteria,sita nell’attuale via Albuzzi, alla prima società che operò a partire dall’anno successivo. E nello stesso anno,il 17 febbraio 1862, a Milano Laura Mantegazza, che con una bella definizione è nota come la garibaldina senza fucile, fondò la Prima Società Operaia Femminile. Agli storici doc spetta la ricostruzione del prodigioso sviluppo, anche sul nostro territorio: Viggiù, Comerio, Induno Olona dal 1877 e altri comuni.

Non è un caso che nel 2019 sono ancora una ventina le SOMS in provincia di Varese esistenti: alcune molto attive, altre in cerca di una identità che possa ancora realizzarne lo spirito: dare risposte concrete di sostegno alle nuove esigenze di chi ha bisogno. Agli osservatori dell’evoluzione sociale spetta, dunque, il compito non facile di afferrare la grande importanza che ebbero queste associazioni, nate per tutelare i lavoratori prima della presenza dei sindacati, che si può far partire in Italia soltanto dal 1902. Esse furono testimonianza di impegno sociale e di vera solidarietà,sempre attente al miglioramento culturale e morale,come si legge nei loro statuti.

È anche utile ricordare che in molte società operaie del nord-ovest, in particolare in quelle liguri, erano fortemente presenti tra i soci elementi di raccordo con le politiche mazziniane. Le soms rappresentavano in quel momento il punto di raccordo tra la base operaia, o meglio di lavoratori, e i gruppi dirigenti rivoluzionari.

Studiare a fondo le SOMS è senza dubbio una occasione per capire meglio anche la ricchezza del pensiero mazziniano, che di fatto fu antisignano della formazione di un cittadino responsabile. Il pensatore genovese sottolineava l ‘importanza dei doveri e questo – forse ingiustamente- lo fa sentire lontano dal nostro mondo in cui sembrano prevalere le legittime richieste di diritti. Leggere a fondo la storia delle SOMS è uno strumento irrinunciabile per capire l’intreccio tra scelte sociali, politiche e culturali. Anzi è un modo per capire che le parole possono diventare azioni e che bisogna sempre trovare una soluzione per superare certi ostacoli.

Un esempio in tal senso ci è dato proprio dalla SOMS di Varese. Le donne, al contrario di altre SOMS, in quel lontano 1863, erano ammesse, purchè non avessero compiuto atti infami, ma non avevano diritto di voto. Che fecero, allora, le coraggiose donne varesine ( la definizione è di Garibaldi)? Costituirono la loro Società.

In fondo che cosa ci insegna la storia? A conoscere il coraggio delle scelte e – magari- a superare stereotipi.Basti pensare che le società operaie furono, a volte, un esempio di solidarietà trasversale: categorie di lavoratori diversi insieme con borghesi illuminati., tutti consapevoli dell’importanza della cultura e della formazione. Ma forse oggi, a differenza di 170 anni fa, si stanno perdendo certi valori e i Mazzini e i Garibaldi, apparentemente così diversi ma uniti da una grande attenzione alla società, sono relegati in frettolose pagine di storia. Per questo dobbiamo non rinunciare ad accogliere la storia come maestra di vita.

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