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Opinioni

SARDINE/2 TUTTI PESCATORI

FABRIZIO MARONI - 29/11/2019

pesce“È chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce. Anzi, è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare, perché lo protegge il mare. Com’è profondo il mare”.

Con i versi di Lucio Dalla si conclude il manifesto delle Sardine, comparso nei giorni scorsi sui social network e in fretta dilagato in rete.

La profondità del mare non impedisce però che certi pescatori tentino di raccogliere in un’unica rete il variegato banco di sardine che ha riempito le piazze di Bologna e Modena, e che sbarcherà a Milano il primo dicembre in piazza Mercanti.

Non sono passati ancora dieci giorni dalla prima riunione, nata come scommessa improvvisata, che già i più rigorosi chiedono le linee politiche, gli obiettivi. Cosa chiedono le Sardine?, cosa vogliono?, cosa votano?, sono di sinistra?, “posso portare la bandiera del PD senza che me la brucino?”; c’è chi poi si lamenta che l’unico collante che mantiene le Sardine unite sia l’anti-salvinismo.

Chiariamo subito questo dubbio: il motivo per cui sono nate le Sardine è ovviamente l’anti-salvinismo, o meglio, l’anti-sovranismo; il loro manifesto lo evidenzia bene già dall’incipit: “Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita”. Nel manifesto non vi sono istanze, proposte, idee elaborate ma solo un concetto, molto chiaro: ci siamo stancati della destra sovranista e della sua retorica, ora tocca a noi scendere in piazza.

I movimenti spontanei, nati dal basso (molti hanno paragonato le Sardine ai Girotondi anti-berlusconiani del 2002), si sviluppano grazie a un obiettivo semplice, comune e condivisibile da tutti i partecipanti senza che siano necessarie riflessioni articolate. Chiedere un indirizzo politico dettagliato è inopportuno, in primo luogo perché finirebbe per disgregare i partecipanti; ma soprattutto perché è compito semmai della politica, quello di raccogliere istanze e tradurle in linee politiche. Basta ripassare un poco la storia per ricordarsi che le grandi mobilitazioni sono nate da un concetto tutto sommato semplice, per poi svilupparsi in maniera più complessa a seconda delle correnti interne: vogliamo più rappresentanza, poi decideremo in quale forma; non vogliamo più il fascismo, poi decideremo cosa costruire al suo posto.

Ritrovarsi, manifestare, soprattutto se gli organizzatori non sono esponenti di partito ma “persone normali”, è utile innanzitutto per dare evidenza che gli anti-sovranisti esistono e non sono pochi; poi anche per scuotere le coscienze, soprattutto di chi è indifferente al clima politico. Se l’antitesi al populismo e alle varie derive della destra italiana è spesso stata percepita come un’identificazione del Partito Democratico (e genericamente de “la sinistra”), le Sardine scendono in piazza come un popolo che porta avanti quella stessa battaglia ma non fa riferimento ad alcun partito. È una versione alternativa di quel popolo italiano a cui spesso la retorica di destra fa riferimento, ma in chiave anti-populista.

Il senso delle Sardine si esaurisce in piazza, nelle manifestazioni, nelle immagini che circolano in tv e sui social; per il momento ha poco senso chiedersi quale sarà il futuro del movimento, se si dissolverà senza rumore come i Girotondi o se troverà uno sbocco politico.

Tutto ciò che serve sapere è che le Sardine sono bellissime.

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